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“Via dal City per Mancini!”. Weiss, dal Pescara all’Europeo dribblando i rimpianti

Metti una sera a cena con tutta la famiglia, magari a Natale. Genitori, figli, nipoti, nonni. Classico cenone, tavola da preparare. “Vladimir, apparecchi tu?”. E si girano in 3. Ridete, ridete. Ma è tutto vero. Vladimir, Vladimir e Vladimir. La trilogia dei Weiss. Perché se i tre avessero avuto un’attività l’avrebbero chiamata Weiss and sons”. Col classico cartello: “Since 1939”. Una garanzia.

https://www.youtube.com/watch?v=TZu0F9sHDjM

Loro, però, son tutti calciatori. E l’attività di famiglia è sempre stata far sognare la Slovacchia. Prima col nonno, vincitore di un argento alle Olimpiadi del 1964. Poi con suo figlio, ex allenatore di quella “banda di esordienti” che ci eliminò ai Mondiali sudafricani. Infine col figlio del figlio, l’ultimo della saga. Il più talentuoso, il più imprevedibile. Ma anche uno dei talenti più sprecati degli ultimi anni. Perché se oggi segna all’Europeo lanciando i suoi compagni, ieri veniva inserito tra i 100 giovani più promettenti al mondo. Un “grazie” a Don Balon, era il 2010. E quanti rimpianti per Vladimir Weiss (’89). Oggi in gol nel 2-1 alla Russia, il destro a giro è una delizia.

https://www.youtube.com/watch?v=Uh59fKtbutg

Debutta col Man City nel 2009 grazie a Mark Hughes. Maglia numero 40, calzettoni abbassati tipo Sivori. Sguardo vispo, tipico di chi non ha paura. “Tu, sull’esterno”. Indicazioni. Qualche tatuaggio in meno rispetto a quelli fatti ora, ormai su tutto il corpo. Nessuna etichetta. Anzi sì, una: raccomandato. Dribbling, velocità, estro. Talentino da vedere e rivedere. Ma…? Bel caratterino, un po’ svogliato. E Mancini se ne accorge.

“Weiss non si impegna, Weiss non è puntuale agli allenamenti”. Weiss di qua, Weiss di là. Tempi duri: “Andava tutto bene al City, finché non arrivò Mancini”. “Vlado” spiega il perché: “Non mi ha mai dato una chance, è il motivo per cui me ne sono andato”. Tanti prestiti negli anni: Bolton, Espanyol, Rangers. “Il periodo più bello della mia carriera”. Idolo di Ibrox: “Mi piacerebbe tornare”. Infine, nel 2012, lo svincolo e l’approdo a Pescara. Squadra neopromossa, esperienza “cercata e voluta”. 

Weiss segna gol da capogiro (contro il Palermo) e si rende protagonista di fatti curiosi: contro il Torino si fa cacciare per due cartellini per simulazione. “L’arbitro non ha visto bene”. Giustificazioni classiche e scontate, Weiss ha un’altra etichetta: simulatore. “Colpa di chi non riesce a prendermi”. Poco umile, carattere particolare. Basta vedere come ha esultato oggi: braccia larghe, testa alta. Con quel naso all’insù, pretenzioso e presuntuoso. Spaccone. Dopo Pescara se ne va all’Olympiakos. Tante ombre, poche luci. Un lampo: tunnel a Thiago Silva, dribbling nello stretto e gol al PSG.

https://www.youtube.com/watch?v=kI7zkF90QwE

Capolavoro, i greci ancora gongolano, semplicemente Weiss. Da 4 anni gioca in Qatar, prima al Lekhwiya e ora all’Al-Gharafa. I soldi? Non c’entrano vero? Figurati se uno come lui non si trattiene: “Un’offerta del genere non ti capita più, così ho detto sì e mi sono trasferito. Ora me la godo…”. Vetrina importante, nel 2022 ci saranno i Mondiali. Caldo? Esagerato: “Decisamente, di pomeriggio non si gioca mai”.  Ora l’Europeo, con gli assist di Hamsik si può sognare all’infinito. E stavolta, se chiami Weiss, si gira solo una persona. Se ne volete altri c’è il cenone di famiglia.

Francesco Pietrella

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