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Giovanni Simeone: la rinascita del 9(9)

La Spezia, stadio Alberto Picco: poco meno di un anno fa il Cagliari si giocava la salvezza contro la squadra neopromossa di Vincenzo Italiano. Sul 2-1 per i padroni di casa, Semplici ha buttato nel nella mischia tre attaccanti: Pereiro, Cerri e Simeone. E se l’uruguaiano era riuscito perlomeno a segnare il gol della momentanea speranza, il Cholito aveva sbagliato un occasione clamorosa che avrebbe potuto cambiare la storia di quella partita.

Dalla peggiore stagione in Italia…

Un match, quello contro i liguri, che aveva riassunto perfettamente l’ultima stagione dell’attaccante argentino, la peggiore dal punto di vista realizzativo da quando è in Italia. 6 gol e l’etichetta di “sprecone” davanti alla porta. Per il numero 9 suo percorso in Serie A sembrava destinato pian piano a spegnersi.

E invece, un’altra opportunità a Giovanni l’ha voluta dare l’Hellas Verona, squadra e città in cui gli attaccanti rinasocono. E l’ex Genoa è solo l’ultimo caso: prima di lui giocatori come Luca Toni o Giampaolo Pazzini avevano riacceso le scintilla del gol nel finale delle rispettive carriere. Simeone, a 26 anni, non sta di certo concludendo la sua avventura con il calcio, anzi. Più che scintilla, dovremmo parlare di un vero e proprio incendio perchè il figlio di Diego è nella sua migliore stagione di sempre da quando a 18 anni esordì con il River Plate.

Alla migliore di sempre

Foto Mirko Barbieri

Con la tripletta al Venezia è arrivato a 15 gol in un solo campionato, stabilendo il suo nuovo record personale (si era fermato a 14 nel 2018 con la Fiorentina) ed entrando anche nella storia dei gialloblù: nessuno straniero era mai riuscito a segnare così tanto e meglio di lui in una sola annata ci sono soltanto Toni ed Egidio Chiecchi in Serie A. 

Insomma, l’ultimo periodo con il Cagliari è stato dimenticato e Simeone è rinato: niente più occasioni sprecate e gol più che raddoppiati, come il numero di maglia, il 99. E mancano ancora dieci giornate alla fine.

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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