Cosa c’è di più bello di una bella cena al ristorante dopo una bella giornata passata al parco divertimenti sulle montagne russe? Il Verona può rispondervi: non c’è niente di meglio. Sì, perché a novembre i giornali locali parlano di un possibile interessamento della Merlin Entertainments, colosso inglese tra le cui proprietà spicca proprio Gardaland, per l’acquisto dell’Hellas e pochi giorni dopo del sequestro del 100% delle quote del presidente Maurizio Setti per una questione legale con Gabriele Volpi, ex presidente dello Spezia.
Nel mezzo il campo, dall’inizio super (sei punti nelle prime due giornate) fino al dodicesimo turno contro il Genoa, che sancisce l’undicesima partita senza vittorie per i gialloblù. Baroni rischia, ma la società decide di confermarlo. Nessuno dà un euro al Verona, ma l’allenatore di Firenze, messo all’angolo, decide comunque di cambiare le regole di casa e di “andare a mangiare fuori”: stop alla difesa a tre, che tanto aveva fatto gioire i tifosi tra le gestioni di Juric e Tudor, e via al 4-2-3-1 con l’utilizzo sempre più costante di calciatori che fino a quel momento avevano trovato poco spazio, su tutti Tomas Suslov.
La squadra pian piano si rialza, ma a gennaio (oltre a sbagliare quattro rigori consecutivi) è costretta vendere per fare cassa. A Verona saluta praticamente un tesserato al giorno durante il mese di gennaio e al gong finale sono quattordici le uscite: la più dolorosa è quella di Cyril Ngonge, passato al Napoli per circa venti milioni di euro. Anche le entrate, però, non sono da meno: il direttore sportivo Sean Sogliano porta nove innesti (sconosciuti e a basso prezzo) per Marco Baroni, che non si perde in chiacchiere. Il tempo scorre e si rischia di restare a pancia vuota.
Il monte ingaggi del Verona, infatti, diventa il penultimo della Serie A (dati Tuttomercatoweb.com), ma poco importa: Tijjani Noslin viene subito buttato nella mischia per sostituire Milan Djuric, Juan Cabal si prende la titolarità dopo l’addio di Filippo Terracciano e Suat Serdar risorge dopo una prima parta di stagione sull’orlo del precipizio.
Marco Baroni riesce così a racimolare venti punti nel girone di ritorno fino alla penultima gara di campionato e nel frattempo le quote della società vengono restituite a Setti. La sfida decisiva è all’Arechi, stesso stadio in cui nel 2011 il Verona di Mandorlini ottiene la promozione in Serie B. Marco Baroni si siede al tavolo con la consapevolezza di aver in tasca dieci euro – i nove acquisti di gennaio più i superstiti di inizio anno – e paga con trentasette punti l’aritmetica salvezza grazie al 2-1 contro la Salernitana, riuscendo a mangiare in un ristorante – la Serie A – che per il Verona, in particolare quest’anno, è davvero da cento euro.
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