26 anni. Hai già realizzato il tuo sogno. Ti invidia una città intera: sei nato tifoso della Fiorentina e quella maglia hai l’onore di indossarla da quando hai nove anni. Esordienti, Giovanissimi, Allievi, Primavera. Poi i primi prestiti (Pescara, Brescia, Benevento, Lecce) e finalmente la prima squadra. L’esordio al Franchi, nella tua città e davanti alla tua gente e ai tuoi tifosi. Hai la possibilità di mettere in campo quello che dagli spalti hai sempre chiesto ai giocatori che vedevi e che tifavi da bambino: grinta, anima, corpo. Tutto per Firenze. Ed è quello che fai. Giochi e vinci con la tua squadra. In più, stai vivendo un’annata stupenda, dopo una stagione da dimenticare. Il momento è ottimo. L’entusiasmo è a mille. Sembra tutto magnifico. Poi, arriva il destino con uno scherzo maledetto.
C’è Fiorentina-Juventus. “La partita delle partite”, per un tifoso viola. Rivalità che dura da decenni, in campo e fuori. Sfottò da una parte e dall’altra che non finiscono mai. Sai benissimo tutto questo. Ne hai viste tante di Fiorentina-Juventus dagli spalti, sognando di essere in campo, un giorno. E ora ci sei. Ti giochi l’andata della semifinale di Coppa Italia in un clima elettrizzante, perché quello di mercoledì sera non era un match come gli altri. Tornava Dusan, il tuo ex compagno, e la finale di Roma distava solo 180 minuti (ora 90) in cui può succedere di tutto. Sei tifoso, ma sei in campo. Il tuo compagno Odriozola si fa male e tocca a te. Le gambe tremano, ma di adrenalina. E la scarichi con i primi scatti e contrasti. Fai la tua partita correttamente. Poi, arriva il minuto di recupero.
Partita a tratti dominata. Controllo del match sempre in pugno. “Saranno fieri i miei genitori, i miei amici. Abbiamo messo sotto la Juve e poi c’è ancora il ritorno a Torino…”, avrai pensato. Minuto 90:42. Palla a Cuadrado. Sei in posizione ma era meglio tu non lo fossi. Il cross è forte. Non ti muovi e la palla ti colpisce e prende la direzione della porta di Terracciano a terra: “Nikola mi copre, la spazza e mi salva”, speri. Invece Milenkovic perde l’equilibrio e cade. Allora fai un altro colpo di reni, ma il rimbalzo non aiuta. Minuto 90:45: palla dentro. 1-0 Juve. Non ci credi. Prima butti via il pallone. Poi cadi a terra. Mani nei capelli e disperazione. Poi urli al cielo: “Ma perché?”. Perché proprio a te, ti chiedi. L’unico tifoso viola dalla nascita in quella squadra, che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma stavi facendo solo la cosa giusta. Il destino è questo. Beffardo e sfacciato.
Prima di addormentarti da bambino ti sarai immaginato mille volte un Fiorentina-Juventus e un tuo gol allo scadere che manda in tripudio il Franchi e ammutolisce il settore ospiti. Quante volte ci avrai pensato. E invece stavolta ti è successo il contrario. A fine partita l’ex Dusan ti abbraccia e ti dà conforto. Ma non ti serve a nulla. Ti avvicini verso il tunnel che porta agli spogliatoi e guardi il muro della Fiesole. Che ha urlato e sventolato l’orgoglio della sua città, citando Dante e il suo Inferno, raffigurandolo in coreografia, prima di cantare per novanta minuti. E tu sei lì che pensi che per colpa tua si è vanificato tutto. Vai dentro, doccia e a casa. La notte è lunga. Pensi a quel cross di Cuadrado. A quel rimbalzo maledetto. Al silenzio dei tuoi tifosi. Già. L’inferno. Quello che ha mostrato la Fiesole e quello che provi dentro, anche “se i veri problemi sono altri”, come hai scritto nel tuo post. Però non fai altro che pensarci, mentre i sensi di colpa ti sfiniscono e il sonno non arriva. Arriva invece l’alba. Hai dormito poco ma riparti. La rabbia c’è, ci sarà. Verrà smorzata col tempo, ma quel rimpallo te lo porterai dietro per tutta la carriera. Ma inizi a pensare che ti servirà. Del resto, lo diceva proprio Dante: “Il sentiero per il Paradiso inizia all’Inferno”. E quindi uscirai, a riveder le stelle. Questa, Lorenzo, è la risposta ai tuoi perché.
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