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Ventura: “Con il VAR avremmo vinto più derby. Nazionale? Avrei dovuto pensarci 3 volte”

Ventura, ex c.t. dell’Italia (Imago)

Le parole dell’ex allenatore del Torino e CT della Nazionale Gian Piero Ventura sul derby della Mole e il suo passato nel calcio.

Il giorno del derby di Torino è arrivato e la parola, prima di passare ai protagonisti di giornata che scenderanno in campo, va a chi questa partita l’ha vissuta, anche fuori dal campo.

L’ultimo, sponda granata, in grado di vincere la sfida in panchina fu Gian Piero Ventura dieci anni fa. Era il 26 aprile del 2015 e alla rete iniziale di Pirlo su punizione risposero Darmian e Quagliarella per un successo che in casa Toro ricordano molto bene. Di sicuro lo ricorda l’ex CT della Nazionale e allenatore proprio dei granata che ha parlato di questo appuntamento molto sentito in città ai microfoni del Corriere dello Sport.

Secondo Ventura le vittorie durante il suo periodo da allenatore sarebbero pure potute essere di più: “Me lo ricordano costantemente i tifosi e io ripeto loro che con il Var ne avremmo vinti molti di più. Subimmo un sacco di angherie, a detta di tutti. Senza scendere in particolari, rigori non dati, espulsioni non comminate, gol buoni non assegnati. Ti posso assicurare che sarebbero stati più di uno“.

Il ricordo, poi, va ai giorni successivi a quella speciale vittoria: “Gol di Pirlo su punizione, ribaltammo il risultato con Darmian e Quagliarella. Ma ne giocammo di migliori. Mi resta dentro non tanto la partita in sé quanto quello che accadde il martedì seguente. Alla ripresa degli allenamenti vennero al campo decine di tifosi, tanti avevano le lacrime agli occhi, li ho visti piangere per la felicità.

Zinedine Zidane – IMAGO

Ventura: “Il calcio oggi mi annoia. Inseguo l’emozione”

Ventura, poi, ha parlato del suo interesse per il calcio che negli ultimi anni è svanito e ne ha spiegato le cause:Mi annoia. Non emoziona più. Ho allenato quando c’erano Ronaldinho, Zidane e Kakà, quando il dribbling, il tunnel, la giocata di qualità erano all’ordine del giorno. Oggi è un calcio quasi comico. Salti di testa con le braccia dietro la schiena, se cadi per terra e il pallone colpisce un braccio ti fischiano contro il rigore una volta sì e l’altra pure. Dopo uno scontro ordinario uno si accascia e un semplice tocco viene trasformato in un taglio di scimitarra”.

Infine un commento sulla sua esperienza in Nazionale:Avrei dovuto pensarci tre volte prima di accettare. Per la Nazionale lasciai un contratto di tre anni con una squadra che tutti gli anni gioca in Europa. Arrivo al punto. Dopo soltanto venti giorni capii che non c’erano i presupposti per fare calcio”.

Alessandro Neve

Classe 2003, amante dello sport. Un po' di più del calcio, che ho iniziato a sentire mio fin da piccolino collezionando "disperatamente" le figurine Panini. Oggi studio mediazione linguistica con specializzazione in Sport Management e l'aspirazione di raccontare il pallone è sempre quella di quel bambino

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