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“Ventotto mesi meravigliosi”. Cagliari, le ultime ore rossoblù di Rastelli

“Ventotto mesi meravigliosi”: Massimo Rastelli non è più l’allenatore del Cagliari. Ci ha sperato fino all’ultimo l’ormai ex condottiero dei sardi, il tempo sembrava giocare a suo favore: ieri sera pareva esserci stato un ripensamento della dirigenza sarda. Un’altra notte insonne, poi la triste realtà. Il telefono squilla, è il presidente rossoblù Tommaso Giulini: “Mi ha chiamato questa mattina per comunicarmi la sua decisione”. Nonostante le voci l’imprenditore milanese non si è mai mosso da Milano.

Alle nove e trenta tutto è ormai ufficiale. Rastelli è a bordo della sua Renault Koleos, lascia casa per dirigersi ad Asseminello. La strada percorsa per più di due anni, l’ingresso al centro sportivo, quel cancello rossoblù con il simbolo, “Cagliari 1920”. Chissà cosa avrà pensato l’allenatore di Torre del Greco, che ha scritto parte della recente storia del club cagliaritano. L’emozione del giorno della presentazione, le prime vittorie, la festa di Bari, i suoi ragazzi: 95 partite, 46 vittorie, 13 pareggi e 36 sconfitte totali, la media di 1,60 punti a gara, contando le partite di Coppa Italia.

L’ingresso alla club house arriva intorno alle 11, iniziano i primi abbracci, i primi saluti, le strette di mano con tutto lo staff di Asseminello, la sua seconda famiglia. Il sole della Sardegna, di cui Rastelli si è innamorato, paradossalmente rende più triste l’addio. Svuotare l’armadietto il passo più difficile. I ricordi si rincorrono. Alle 12 arriva il momento di lasciare alle spalle il passato, all’uscita dal centro sportivo Rastelli rilascia poche parole: nessun rancore.

“Voglio salutare tutti i tifosi”. Dalle 14 in poi arriva la squadra per l’allenamento delle 15 e 30. Bocche cucite e qualche scena di nervosismo. La Smart di Marco Capuano, la Golf di Nicolò Barella, la Porsche di Marco Sau: ci sono tutti. Torna anche lui: “Voglio salutare i ragazzi e tutti i collaboratori, con loro ho condiviso questi 28 mesi meravigliosi”. Elegante come sempre, Rastelli non punta il dito contro nessuno: lui ha la coscienza a posto. Forse non tutti ad Asseminello, ma la verità non si saprà mai, è dentro a quelle mura. “Spero di rimanere qui a vita”, aveva detto: non tutti l’hanno aiutato a realizzare il suo sogno.

Paga lui, adesso non ci sono più scuse. I vetri si chiudono, lo sguardo si sposta verso l’orizzonte, pochi secondi e la macchina scompare. La storia no, il primo posto storico in B, un campionato tranquillo al debutto in A, questo non potrà portaglielo via nessuno: Rastelli non farà fatica a trovare una nuova panchina. Arriverà presto il momento delle rivincite: in bocca al lupo.

Francesco Caruso

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