Un sogno costruito sull’asse Venezia-Stati Uniti. Chilometri di distanza, continenti diversi, un legame che sta prendendo contorno e forma giorno dopo giorno. E lo sta facendo in modo graduale e pensato, variabili intrinseche di un progetto razionale. Una programmazione iniziata con l’arrivo di Niederauer prima e la scelta di diventare presidente e guida del club nel 2020. Un ripensare la struttura, l’organizzazione e le fondamenta nel presente per concretizzare un futuro solido. E poi c’è il campo, dato dal coerente conciliarsi di giocatori, staff e dirigenza. E proprio in campo trova continuità quel fil rouge di tradizione americana. Lo trova con la regia di Tanner Tessmann e Gianluca Busio. La vittoria contro la Ternana porta la loro firma. Il lancio del primo, la finalizzazione del secondo: il sogno Venezia si costruisce (anche) a centrocampo. E poi, nel mezzo, la fantasia e qualità di Dennis Johnsen, che da Tessmann ha ricevuto il lancio per poi fornire l’assist decisivo a Busio. Un anno fa la scelta di Niederauer di affidarsi ad Antonelli e Vanoli. 12 mesi dopo dal penultimo posto e lo spettro della C al secondo con un sogno chiamato Serie A.
“Non dimentichiamoci mai che in questo periodo un anno fa eravamo ultimi”. Ricordarsi il passato per apprezzare il percorso. Un anno fa il Venezia era all’ultimo posto. Poi la rivoluzione con l’arrivo di Antonelli e Vanoli. Da lì parte il cambiamento. Mesi guidati dalla volontà di “costruire una squadra e un gruppo”. Unica strada per risalire. E quel passato diventa fondamentale. Fondamentale per ricordarsi da dove si viene e gli errori da non ripetere. Per fondare il cammino sull’umiltà, perché si sa cosa si è attraversato. Uno sguardo avanti con obiettivi importanti. Perché il Venezia di Vanoli vuole “avere ambizione e sogni, ma per arrivare ai sogni bisogna lavorare”.
“Lo scorso anno dipendevamo molto da Pohjanpalo, oggi invece ci sono molti centrocampisti che si inseriscono e che possono segnare”. Nelle parole di Vanoli si nascondono i segni dei cambiamenti di questo Venezia. Quelli più grandi, quelli più importanti. I risultati e le prestazioni dimostrano una crescita profonda. Per la gestione delle partite, per la consapevolezza della propria forza e degli obiettivi da raggiungere, per la determinazione. E anche la vittoria contro la Ternana ne è una veritiera rappresentazione. Una partita complicata sbloccata e vinta con la calma e l’intelligenza. Decisa proprio da chi queste due qualità le ha per natura e ruolo: i due centrocampisti americani.
La costruzione passa… dal mezzo. Quello del Venezia è un sistema. Un sistema che funziona e che vive dell’apporto di ogni suo componente. Negli schemi, nelle giocate e nei gol. Decisivi non sono soltanto gli attaccanti. A fare la differenza, in termini realizzativi, ci sono i centrocampisti. Un esempio? I due americani. Iniziamo da chi quell’azione l’ha prima pensata e poi avviata. Tanner Tessmann si sta confermando partita dopo partita l’anima e il cervello del Venezia di Vanoli. Dopo la decisione di rimanere in estate, grazie soprattutto al lavoro del ds Antonelli, la volontà di porre la propria firma sulla storia del club e della città. Poi c’è chi quell’azione l’ha conclusa. Americani, ma di origini italiane. Ed è in Italia che si sta disegnando la propria dimensione. Una stagione per la svolta. “Deve decidere cosa fare da grande”, il commento a inizio stagione di Vanoli. E il centrocampista sembra averlo deciso. Il ragazzo sta diventando uomo e, soprattutto, giocatore e riferimento di una squadra. Quantità, presenza, carattere. I Rockets nel basket, i Panthers in Nfl e l’Inter nel calcio erano le sue passioni. Il sogno era giocare in Serie A. Lui, come Johnsen (il terzo protagonista del gol), si sono ritrovati. Hanno dato concretezza a quel talento che, fino a qualche mese fa, sembrava essere solo paventato. Adesso, grazie al lavoro di Vanoli, sono un fattore. Il norvegese, dopo il gol contro il Pisa, è stato ancora decisivo, questa volta con l’assist a Busio. Il Venezia vince. Un anno dopo è secondo posto.
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