Thomas Henry, 26 presenze, 6 gol e 3 assist con la maglia del Venezia. L’attaccante francese, arrivato nell’estate del 2021 dal Oud-Heverlee Leuven, si racconta a La Gazzetta dello Sport: “Il vostro campionato è totalmente differente da quello belga o quello francese. Là si pensa solo a segnare, qui si lavora tutti insieme per l’equilibrio difensivo e offensivo. È molto più difficile, ci sono difensori fortissimi. Si deve pensare molto più velocemente, il tempo per la giocata è brevissimo. E ho avuto difficoltà pure con la lingua, era davvero importante per me imparare l’italiano: ora ho molta più intesa con i compagni e capisco tutto quello che dice il mister e riesco ad aiutare di più la squadra”.
Modello, connazionale, e grande esempio. Giroud dagli occhi di Henry: “Lui è grandissimo, non avevo dubbi che avrebbe fatto bene anche con il Milan. Non abbiamo certo la stessa storia. Magari potessi fare come lui. Però è un esempio, mi sono ispirato a lui. Anche perchè, nel mio piccolo, come caratteristiche gli somiglio. Aiuto la squadra, sono forte di testa e tecnicamente me la cavo. Lui è un attaccante completo e io voglio diventarlo, per questo prendo a modello lui o attaccanti come Ibrahimovic. Non sono uno di quelli che aspettano in area. Mi piace segnare, ma anche far segnare. Partecipare alla manovra”.
Henry si sofferma poi anche sull’allenatore: “Zanetti è un tecnico giovane ma preparatissimo, veramente molto bravo tatticamente e capace di “girare” le partite. Non sembra che sia al primo anno di Serie A. Possiamo fare insieme un ulteriore salto di qualità, soprattutto restando nella massima categoria. Dobbiamo essere pronti a tutto pur di restare in A. Io lo sono, voglio segnare i gol per la salvezza. Il derby perso col Verona in casa dove eravamo in vantaggio 3-0 ci ha dato una brutta botta. Ma anche le sconfitte con Spezia e Salernitana nel finale. Potevamo avere 5-6 punti in più. Dobbiamo andare avanti senza pausa, crederci fino alla fine”.
L’attaccante neroarancioverde continua: “Pensavo di sfondare più facilmente. Ma all’inizio, come dicevo, ho fatto fatica. Posso fare meglio, segnare più gol. Non voglio però parlare solo di numeri. Mi piace molto aiutare la squadra. Il cognome? Me lo hanno chiesto decine di volte di Thierry. Ma io non l’ho mai conosciuto, al massimo ho visto qualche suo filmato. Un fenomeno, ma un attaccante completamente diverso da me. E no, non ho scelto il numero per lui. Io puntavo alla 9, ma era già occupata. Il 14 ero uno di quelli liberi e l’ho scelto così, senza pensare che fosse anche il numero di Thierry”.
L’INTERVISTA COMPLETA NELL’EDIZIONE ODIERNA DI “LA GAZZETTA DELLO SPORT
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