Interviste e Storie

Riccardo e l’autografo di Vardy tatuato: “Tutto è iniziato con Ranieri”

Il tatuaggio dell’autografo di Vardy

All’aeroporto Riccardo Rotta è l’unico ad aspettare l’attaccante senza la maglia della Cremonese. Voleva solo incontrare il suo idolo. Sulla gamba ha un tatuaggio con il volto di Vardy, l’inglese gliel’ha autografato: “Naturalmente sono andato a tatuarmi anche la sua firma”.

Domenica 31 agosto 2025. L’estate sta finendo. E con lei anche il calciomercato. Le giornate si accorciano, la quotidianità sta per tornare. Per qualcuno ha il sapore di malinconia, per altri di ripartenza e nuove possibilità. Per Riccardo Rotta di sogno.

Ero a casa. Ho saputo che Jamie Vardy sarebbe atterrato a Linate alle 23. Non ci ho pensato un attimo”. Riccardo arriva, è tra i primi. Tutti indossano una maglia della Cremonese. Lui no, ne ha una del Leicester. Era lì per il suo idolo: “Impensabile fino a pochi giorni prima. Vardy in Italia, impossibile dai”.

Vardy arriva all’aeroporto. “Ha firmato le maglie di alcuni bambini, poi gli ho lanciato la mia. Sono riuscito a mostrargli il tatuaggio con il suo volto sulla mia gamba”. Dopo il primo, arriva anche il secondo autografo: “Anche se tra le urla e la gente non sono sicuro abbia capito che avessi tatuata la sua faccia”.

Quella di Riccardo sembra una storia disegnata dal destino. E capiremo il perché. Un fil rouge che inizia nel 2016, o forse già prima, attraversa l’Inghilterra e arriva in Italia. Immagini che si uniscono tra tatuaggi, pallone, musica e sogni. Il viaggio di un “working class hero” e di chi spera di diventarlo.

Tatuaggi

Segni impressi sulla pelle. Per ricordare, per ricordarsi. “In realtà quello di Vardy è stato il secondo tatuaggio. Il primo è stato quello di Ranieri sull’altra gamba”. Nessuna squadra da tifare, solo una grande passione per il calcio inglese e il fascino delle sue storie. Su tutte, quella del Leicester: “Un’impresa. Vederli impressi su di me mi ricorda di credere sempre nei sogni”. Anzi, il sogno. Quello della musica. Ma ci torneremo.

Restiamo sui tatuaggi, in particolare su quello nato la sera del 31 agosto: “Due giorni dopo sono andato a farmi tatuare l’autografo sulla gamba. Non potevo ripetere l’errore”. In che senso? “Avevo incontrato Ranieri quando ancora allenava, ma non mi ero fatto firmare nulla”. Questa volta è stato diverso. Jamie Vardy sulla pelle. Un tatuaggio su un tatuaggio.

Il selfie di Riccardo con Jamie Vardy

Musica

Dal calcio alla musica, accompagnati dalle note inglesi: “Ho portato la Premier, Ranieri e Vardy nelle mie canzoni”. Un album chiamato ‘Sir’ in onore dell’allenatore, la canzone “Les-tah” prodotta in collaborazione con il giornalista Gianluigi Bagnulo e una ancora da scrivere: “Se ne facessi una dedicata a Jamie la chiamerei ‘Chat shit get banged’, come una delle sue citazioni più famose”.

Vardy che nel tempo è diventato idolo e riferimento. “Lui è un ‘working class hero’. Faceva l’operaio ed è arrivato a vincere la Premier. Anche io sono un operaio e spero di fare lo stesso percorso”. L’incontro a Linate un altro tassello di un disegno che sembra scritto: “È tutto collegato. Una mia idea ce l’ho su come potrebbe andare a finire”. Storie di vita. Storie di “working class hero”.

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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