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Valentini: “Melchiorri? Sono stato io a dargli un’altra opportunità: ero l’unico che credeva in lui”

“Non l’ho mai fatto, ma a distanza di tre anni mi levo la mia soddisfazione. Sono stato io a dare una seconda opportunità a Federico Melchiorri“. A parlare è Marco Valentini, concittadino nonché grande estimatore da sempre del numero 9 del Cagliari. L’anno della svolta? A Padova, stagione 2013-2014, ma quanta fatica per convincere Diego Penocchio, allora presidente dei biancoscudati, a dare una chance a Federico:

“Sì, anche perché all’inizio non ero il ds del Padova, ma ero il responsabile dell’area tecnica. Quell’anno il direttore sportivo inizialmente era Alessio Secco. Io ero un consulente e stavo per firmare per un’altra squadra, dove avrei portato Federico. Con questo club nacquero dei problemi e così convinsi il presidente del Padova a puntare su Melchiorri, gli dissi che era sì una scommessa ingaggiare un ragazzo proveniente dalla serie D, ma che l’avremmo vinta di sicuro. Dovetti insistere tantissimo per fare in modo che l’operazione andasse in porto, perché l’allenatore, all’epoca Marcolin, e Secco non lo conoscevano e non credevano molto in Federico. Alla fine fu preso, ma, anche se era sotto contratto, era una specie di prova. E’ stato bravo Fede a guadagnarsi con determinazione la sua chance. Dopo l’esonero di Alessio Secco fui ingaggiato io come ds, ma il vero capolavoro lo feci quando ancora non lo ero, riuscendo a farlo inserire in lista, perché lui era ormai un over e non un under”.

Da dove parte questa stima? “C’è da sempre. Provai già a portarlo a Messina nel 2005, feci di tutto per inserirlo nella Primavera, ma sul ragazzo c’era anche il Siena e per motivi di distanza e di studio i genitori preferirono il trasferimento in Toscana. Poi, come ormai sanno tutti, ha avuto dei problemi di salute, ma siccome lo conoscevo bene ho voluto dargli una seconda opportunità. Un ragazzo umile, semplice, molto educato, che non ama la luce dei riflettori, diverso dall’immaginario collettivo del calciatore moderno. In campo ha sempre fatto la differenza. E’ una punta che attacca la profondità, veloce, tecnico, ambidestro. Cavani? E’ un paragone che ci può stare”. Al termine del campionato si era scatenata un’asta:  “Lo volevano tutti, perché è stato una delle rivelazioni della stagione 2013-2014. Alla fine ha accettato l’offerta del Pescara, ottima scelta per come sono andate le cose. In Abruzzo ha fatto un’ottima stagione e si è conquistato l’opportunità di andare a Cagliari”.

Dopo appena tre anni è arrivata la serie A e un esordio da sogno: c’era da aspettarselo?  “Assolutamente sì e mi ricollego al discorso fatto prima. Al presidente del Padova dissi che avremmo vinto la scommessa perché ero sicuro di quello che dicevo. “Fede” andò in Veneto a costo zero e con un biennale da 35 mila euro a stagione. Ero sicuro che presto avrebbe guadagnato ben altre cifre e in serie A. E’ una punta di quelle che fanno felici gli allenatori, perché oltre a gol e assist ti assicura copertura e con la sua velocità anche un buon numero di rigori: i difensori spesso sono costretti a stenderlo per fermarlo. L’anno di Padova ci procurò diversi rigori ed espulsioni a favore”.

Qual è stato l’episodio della svolta? “Non l’ho mai fatto, ma a distanza di tre anni mi levo la mia soddisfazione. Sono stato uno dei pochi, forse l’unico a credere in Federico: a Padova volevano metterlo fuori lista. L’episodio che ha cambiato la carriera di questo ragazzo fu proprio la mia insistenza nel volerlo portare in Veneto e nel farlo inserire nella lista ufficiale. Metterlo fuori lista avrebbe significato non solo mortificarlo da un punto di vista umano e tecnico, ma anche non dargli la possibilità di mettersi in mostra. Era perfettamente idoneo per giocare. Quando arrivò Bortolo Mutti lo fece esordire a Varese e lui segnò al debutto, di testa. Passò da non essere considerato a titolare e decisivo, ma solo perché erano indisponibili altri attaccanti. Lì Melchiorri ha svoltato. Io ho avuto la sensibilità, il coraggio e il fiuto di dargli un’opportunità. Al resto ci ha pensato “Fede” “.

Francesco Caruso

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