Intervistato dal quotidiano spagnolo AS, Gennaro Gattuso, attuale allenatore del Valencia, ha parlato della propria carriera in panchina e di un giocatore che l’ha particolarmente colpito all’ultimo Mondiale in Qatar.
Tornando a quando dava tutto sul rettangolo verde ricorda quanto sia difficile dirigere tutto da fuori: “La vita del giocatore è migliore. Per come vivo io il calcio, non ho una vita. Devo ringraziare mia moglie che non so come faccia a stare con me. È difficile, comincio alle 8.30 e torno a casa alle 19″.
La stessa vita che ha dato per il Marocco Sofyan Amrabat all’ultima Coppa del Mondo: “Mi ha commosso molto, sembravo io quando giocavo a 27 anni“.
Infine, sulla carriera da allenatore e come è inziata: “Conoscevo il calcio, ma non ero preparato. Ho guardato partite di ogni categoria. Nell’ora e mezza che siamo in campo, mi sento vivo. Ora vedo il calcio in modo totalmente diverso rispetto a quando giocavo. Quando ho iniziato a fare l’allenatore ho chiamato Ancelotti e gli ho detto “Come si fa?“. Per me lui è il miglior allenatore al mondo, viene da 3-4 generazioni fa e ha sempre la chiave per entrare nella testa dei giocatori. È incredibile come lui ci sia sempre riuscito con 4 generazioni diverse“.
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