Interviste e Storie

Un portiere per caso e il ritorno di Haller: come l’Utrecht si (ri)affaccia all’Europa

Sébastien Haller (IMAGO)

Come l’Utrecht si (ri)presenta all’Europa 

15 dicembre 2010. Un anno, un giorno, che per molti potrebbe significare nulla. Eppure quella data è rimasta impressa nella storia dell’Utrecht, visto che proprio in quell’occasione la formazione olandese giocò la sua ultima partita in Europa. Fase a gironi di Europa League, nel Gruppo K con Napoli, Steaua Bucarest e Liverpool. Appena 5 punti conquistati e quarto posto nel girone con un sogno durato troppo poco e un impegno rinviato solo di qualche anno.

Tre coppe d’Olanda, un solo Johan Cruijff Schaal e il trofeo più significativo degli ultimi anni è una KNVB Beker vinta nel 2003 contro il Twente. Nonostante la storia parli poco di quel centro nel cuore dei Paesi Bassi, l’Utrecht mantiene saldo nella sua bacheca un prezioso primato da condividere con le grandi dell’Eredivisie. Assieme ad Ajax, PSV e Feyenoord, il club attualmente allenato da Ron Jans è l’unico a non essere mai sceso di categoria a partire dall’anno della sua fondazione (avvenuta nel 1970).

Negli anni, qualche partecipazione sparsa ai preliminari delle coppe europee. Ma senza incidere in modo significativo. Adesso l’occasione per l’Utrecht di tornare a giocarsela e ripartire da quel sogno che si era interrotto per 15 anni: l’Europa League. Gli uomini di Ron Jans debutteranno questa sera – giovedì 25 settembre – contro il Lione di Paulo Fonseca.

Una pausa, poi Utrecht: ecco Ron Jans

Ron Jans è tra gli allenatori più longevi d’Olanda. Più di 700 panchine in carriera, una vita da calciatore sui campi dei Paesi Bassi, dove non ha impiegato troppo a diventare bandiera del PEC Zwolle. Poi il passaggio in panchina e un nuovo capitolo della sua vita: dall’Emmen al Twente, ed è proprio qui che Ron ha avvertito la necessità di doversi fermare.

“Ho bisogno di un anno sabbatico”. La necessità di dover staccare la spina dopo oltre 30 anni di calcio. Poi la chiamata di Utrecht, perché “a volte le opportunità sono lì per essere colte”. L’esito lo conosciamo già: un ritorno in Europa 15 anni dopo l’ultima volta.

Il “non ruolo” di Barkas e il ritorno di Haller

“Portiere per caso”. Quasi una scommessa quella di Vasilis Barkas che da anni difende con solidità la porta dell’Utrecht. “Sono diventato portiere per errore”, racconta. “Durante un provino al Kolonos, da bambino, l’allenatore mi mise in porta solo perché aveva già abbastanza giocatori di movimento. Eppure, all’epoca, ero anche basso”. Da allora quei guanti non se li è più tolti. Ma se potesse scegliere? “Mi piacerebbe giocare da difensore o centrocampista”, confessa quasi sorridendo.

Per l’Utrecht, però, la carta in più per inseguire l’Europa ha un altro nome: Sébastien Haller. L’attaccante ivoriano è tornato là dove tutto è cominciato, nella città che lo ha lanciato nel grande calcio. Dopo anni difficili, segnati da infortuni, panchine e soprattutto da una delle sfide più dure che un uomo possa affrontare. “Ho un tumore”, questa la diagnosi. Una battaglia personale che ha messo in stand-by la sua carriera costringendolo a rimettere tutto in discussione.
Ora però Haller è di nuovo a casa. Con un obiettivo chiaro: finire di scrivere il capitolo di una storia che sembrava ormai lontana. 

Vasilis Barkas (CREDITS: Canale Youtube dell’Utrecht)

Radici

Il calcio in Olanda, le radici nel cuore. Il postulato d’eccezione di due dei giocatori più in forma della rosa di Jans: Can Bozdogan e Zidane Iqbal. Il primo, tedesco ma originario di Adana, in Turchia. Il secondo, di padre pakistano e madre irachena.

Nel 2023 diverse scosse di terremoto colpirono duramente la Turchia e in particolare la città di Adana. Lo stesso Bozdogan non esitò a mandare un messaggio di conforto direttamente dall’Olanda e, in occasione di una partita di Coppa vinta contro il PSV, il centrocampista turco fu sorpreso dall’emozione nell’immediato post gara. Per nulla facile per lui giocare quella partita. “Non sapevo come stessero i miei familiari né se fossero al sicuro. Era impossibile contattarli. Questa incertezza mi stava logorando. Poi, il calcio. “Mi chiedevo se fossi riuscito a giocare, ma quando la palla ha iniziato a rotolare sono riuscito a mettere le preoccupazioni da parte”.

Un intimo legame anche quello che lega Zidane Iqbal all’Iraq. Un nome scelto non a caso. Nato e cresciuto nel segno del mito di Zinedine, Iqbal ha cominciato a muovere i primi passi nelle giovanili dei Red Devils, passando poi nel 2023 all’Utrecht. L’esordio in campionato davanti a 60mila spettatori in un match contro l’Ajax e il supporto di una intera comunità irachena nella città di Manchester. Zidane ha poi scelto di giocare per la sua nazionale, tornando, e non solo col cuore, alle proprie origini.

Così, 15 anni dopo, l’Utrecht si riaffaccia all’Europa. 

 

 

Andrea Gratissi

Nato nel 2002, vivo di calcio sin dai primi anni di vita. Ho giocato per diverso tempo tra i pali, ma poi ho capito che forse questo sport era meglio raccontarlo piuttosto che giocarlo. Il Fantacalcio una delle mie più grandi passioni, unita ad una forte ammirazione per i paesi del nord Europa. Tra le squadre del cuore? I vichinghi del Djurgården e i Faroensi del KÍ Klaksvik non sono di certo da meno. Sono anni che mia madre mi dà del folle. Probabilmente dovrei cominciare a darle ascolto...

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