L’illusione rinnovata di 3 milioni di abitanti per la quinta stella (loro contano 2 mondiali vinti più 2 medaglie d’oro alle Olimpiadi quando ancora non esisteva la Coppa del Mondo), riposta su un mix di volti nuovi e figure storiche. L’Uruguay si presenta in Qatar dopo una qualificazione conquistata solo nelle ultime giornate del girone di qualificazione Conmebol. Determinante è stato il cambio in panchina, dopo 16 anni con Tabarez alla guida della Celeste. Diego Alonso è stato nominato ct a quattro giornate dalla fine ed ha ottenuto 12 dei 28 punti che hanno permesso di raggiungere il terzo posto alle spalle delle imbattibili Brasile e Argentina.
Dopo una lunga carriera da attaccante, nella quale ha indossato le maglie di Atlético Madrid, Valencia, Nacional e Peñarol, Alonso nel 2011 ha iniziato ad allenare in patria nel Club Atlético Bella Vista, per poi collezionare esperienze in Paraguay, Messico e Stati Uniti. Fratello di Ignacio Alonso, attuale presidente dell’AUF (Asociacion Uruguaya de Futbol), il 46enne di Montevideo è stato scelto lo scorso dicembre per il suo progetto tecnico, che prevede la presenza nel suo staff del Profe Ortega, attuale preparatore fisico all’Atlético Madrid di Simeone.
El Tornado, come viene soprannominato, ha operato cambi strutturali, con alcune esclusioni eccellenti. In porta, l’infortunio di Muslera ha facilitato il lancio di Sergio Rochet, portiere classe 1993 del Nacional e con un passato in Turchia. Nella difesa a quattro, Olivera è diventato il titolare sulla fascia sinistra a discapito di Vina e Piquerez, mentre a destra Pumita Rodriguez e Varela sono stati convocati al posto di Nandez, con l’esterno del Flamengo che non era stato più convocato dal Mondiale in Russia. Al centro Gimenez e Coates dovrebbero formare la coppia di centrali titolari, visto che Araujo e Godin arrivano non in perfette condizioni alla rassegna qatariota. Senza dimenticare il jolly Martin Caceres. In mezzo al campo, si è preferita la qualità al posto dei muscoli, la conseguenza è stata un gioco più propositivo e meno attendista: spazio a Valverde e Bentancur come coppia titolare davanti alla difesa, con l’aggiunta di uno tra Torreira, Vecino e il giovane dello Sporting Lisbona, Manuel Ugarte in caso di una linea a 3. Sugli esterni, Alonso ha dato fiducia a due ex Penarol come Facundo Torres e Facundo Pellistri, nonostante quest’ultimo non stia avendo molto spazio al Manchester United. Oltre a loro anche De La Cruz, Canobbio e De Arrascaeta, con questi ultimi che si sono affrontati nella finale di Libertadores tra Athletico Paranaense e Flamengo. In attacco, il ct ha scelto Darwin Nunez e sull’esperienza di Cavani e Suarez al loro ultimo mondiale, ma nella lista c’è anche Maxi Gomez del Besiktas che è stato preferito a Satriano e al Canario Alvarez.
Da Pajarito ad Halcon, da uccellino a falco: questa è stata l’evoluzione del centrocampista del Real Madrid nell’ultimo anno. Pedina fondamentale per la conquista della Champions League dei Blancos, l’ex Peñarol ha dimostrato di essere un eccellente box to box, ma anche di poter giocare sulla fascia. Freschezza, sacrificio e tecnica. In più, dopo la frase di Ancelotti sui gol a inizio stagione, il classe 2000 ha già segnato 8 reti in 19 presenze sin qui tra Liga e Champions.
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Portieri: Muslera, Rochet, Sosa
Difensori: Gimenez, Coates, Godin, Caceres, Araujo, Varela, Rodriguez, Vina, Olivera
Centrocampisti: Torreira, Ugarte, Vecino, Bentancur, Valverde, Pellistri, Canobbio, Torres, De La Cruz, De Arrascaeta
Attaccanti: Maxi Gomez, Suarez, Cavani, Nunez
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