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Uroboro Inter: l’Europa è (ancora) “nella testa” di Vecino

I nerazzurri battono in rimonta il Tottenham grazie al gol dell’uruguaiano, uomo del ritorno interista in Champions grazie al gol contro la Lazio. Per un cerchio-Europa che si chiude…

Uroboro: serpente (o in questo caso Biscione) che si morde la coda.

Rappresentazione a mò di cerchio interista che si chiude, con lo stesso volto (o meglio, la stessa testa) riconoscibile: quella di Matías Vecino, decisivo a Roma come oggi contro il Tottenham, nella più perfetta raffigurazione di ciò che l’Inter ha vissuto dal momento del suo ritorno in Champions League alla prima gara della fase a gironi.

“La prende Vecino”: all’Olimpico come oggi a San Siro, la storia si ripete, ancora. Decisivo nei momenti caldi e importanti, l’uruguaiano, in quel viaggio tra decollo e atterraggio verso l’Europa partito sempre da un suo colpo di testa.

Altra rimonta all’apparenza complicatissima, altra vittoria dal peso enorme: scenario che in Champions non si verificava dalla semifinale d’andata contro il Barcellona, nell’anno del “Triplete”, e che torna oggi di estrema attualità nel momento d’ascolto di quella musichetta nuovamente goduta, 2380 giorni dopo.

Miglior serata, forse, non poteva capitare, di fronte alla carica degli oltre 64mila presenti.

Buon primo tempo senza riuscire però a incidere, calo nella ripresa e timore per un nuovo blackout prolungato, la luce riaccesa da una perla improvvisa di Icardi, quando tutto sembrava finito: uno che in Champions non aveva mai giocato né segnato sino ad oggi, bagnando il suo esordio con un capolavoro utile a ridare scossa, motivazioni e carica per il definitivo sorpasso.

E proprio lì, nel finale, è riapparso ancora lo stesso protagonista: testa calamitata per i palloni in area di rigore, morso a stendere l’avversario nel recupero e ad afferrare la punta della coda per chiudere il cerchio Europa.

Aperto nella scorsa stagione, con quel gol che ancora lo emoziona a distanza di mesi, e chiuso stasera: uroboro nerazzurro simbolo di riscatto e voglia di tornare grandi. Sempre con lo stesso volto impresso, nel segno del destino: ieri, come oggi, Matías Vecino.

Simone Nobilini

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