Urawa Red Diamonds: la squadra del colosso Mitsubishi che dopo l’Asia vuol stupire il Mondo
La squadra nata come sezione calcistica del circolo sportivo della Mitsubishi e diventata una grande d’Asia
Nella seconda giornata del girone E del nuovo Mondiale per Club, il 21 giugno al Lumen Field di Seattle l’Inter affronterà la squadra del colosso mondiale Mitsubishi e detentrice di tre Champions League asiatiche: l’Urawa Red Diamonds.
Quando parliamo di Urawa Red Diamonds facciamo riferimento a una squadra giovane, fondata nel 1993, ma che alle spalle ha una storia che è simbolo dell’evoluzione del calcio in Giappone. Nasce nel 1950 come sezione calcistica del circolo sportivo delle industrie pesanti Mitsubishi. All’epoca in Giappone non esisteva il calcio professionistico. Il movimento calcistico nipponico possedeva una propria identità dilettantistica, risultato di due realtà completamente diverse, ovvero quella studentesca e quella dei circoli sportivi aziendali.
La squadra si afferma subito come una delle realtà più forti del panorama giapponese, diventando il primo club a conquistare il triplete domestico. Con l’avvento del professionismo nel calcio giapponese a metà degli anni ’80, il ruolo di squadra di vertice del Mitsubishi Heavy Industries iniziò a ridimensionarsi. Questo anche a causa di alcune scelte societarie che non contemplavano la messa sotto contratto di giocatori stipendiati solamente per disputare le partite.
Con il passaggio al professionismo e la fondazione dell’attuale Urawa Red Diamonds la squadra ritorna a competere per grandi obiettivi. Dai primi anni 2000 conquista; 1 J League, 4 coppe dell’Imperatore, 4 coppe nazionali oltre a 3 Champions League asiatiche (record per una squadra giapponese). Inoltre nel 2007 dopo la vittoria della Champions League diventa anche la prima squadra nella storia del calcio giapponese a partecipare al mondiale per club, classificandosi al terzo posto.
Un mondiale con l’Italia nel destino
L’edizione della FIFA Club World Cup del 2007 risulta storica per il calcio Giapponese. La competizione, come nelle due precedenti edizioni, si tenne in Giappone. A fare la differenza questa volta però fu la primissima partecipazione di una squadra giapponese a questa competizione. L’Urawa Red Diamonds infatti grazie alla vittoria della Champions League asiatica dell’anno prima si era guadagnata l’opportunità di competere con i più grandi club mondiali. Per di più davanti al pubblico di casa.
I giapponesi furono autori di un grande percorso, interrotto solo in semifinale proprio da un’italiana. Dal Milan di Ancelotti grazie al gol di Seedorf. L’Urawa Red Diamonds in quel mondiale conquisto poi un terzo posto storico, battendo i tunisini dell’Étoile Sportive du Sahel. Ora dopo il Milan un’altra italiana, l’altra squadra di Milano l’Inter. Con i giapponesi che vogliono provare a invertire il trend, e se possibile prendersi una piccola rivincita contro l’Italia regalandosi una notte da sogno.
Ossatura giapponese e mano europea: ecco l’Urawa Red Diamonds
La rosa dell’Urawa Red Diamonds è composta prevalentemente da giocatori giapponesi: le uniche eccezioni sono rappresentate dal norvegese Høibråten, lo svedese Gustafson, il brasiliano Thiago e l’olandese Linssen. Anche in panchina si parla europeo con il polacco Maciej Skorza (ex vice CT della Polonia). In porta una leggenda come capitan Shusaku Nishikawa. Il 38enne ex nazionale giapponese vanta oltre 800 partite in carriera, ed è pronto a questa sfida a distanza con Sommer, in quella che probabilmente sarà la sua ultima grande competizione internazionale.
Per capire il valore della formazione basti pensare che l’intera rosa vale appena 18 milioni di euro contro i 677 dell’Inter. Il giocatore più prezioso è Gustafson, centrocampista centrale con un passato in Italia tra Torino, Verona e Cremonese. La squadra del Sol Levante non parte sicuramente favorita nel proprio girone. Oltre l’Inter i giapponesi dovranno affrontare l’estro e il talento degli argentini del River Plate, e la solidità dei campioni della CONCACAF Champions Cup i messicani del Monterrey. Ma mai dare i giapponesi per vinti. Stupire e dimostrare la continua crescita del movimento calcistico nipponico, queste l’obiettivo del loro Mondiale.
A cura di Luca Jannone