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Uomo ovunque, cuore di mamma e con Saint-Denis nel destino: 5 curiosità per scoprire meglio João Mário

Ambizioso e silenzioso, da sempre. In pochi lo conoscevano prima del sogno europeo della nazionale portoghese di Fernando Santos, tra il peso di una maglia numero 10 addosso (Rui Costa dice nulla?) e la crescente consapevolezza di voler rappresentare parte della nuova generazione vincente di quel futebol scottato, ancora 12 anni dopo, da un titolo perso in patria contro la Grecia: eppure, lentamente e passando quasi inosservato, João Mário è stato capace di rubare la scena. Inusuale, per uno come lui, avere i riflettori puntati addosso: grande lavoratore sì, ma sempre in secondo piano, in un’indimenticabile estate capace di portarlo sul tetto d’Europa e, successivamente, a Milano, per una nuova avventura da giocatore dell’Inter. Tre mesi capaci di cambiare tutto, nella vita di João, in cui abbiamo provato ad entrare, per carpire qualcosa in più di un personaggio ermetico del quale resta ancora tanto da conoscere.

IRMAOS

Il calcio come questione di famiglia: anche quella di João Mário è una delle tante legate al mondo del pallone, e non solo per merito suo. Wilson Eduardo, attaccante e fratello maggiore (classe 1990) del neo centrocampista nerazzurro, gioca infatti attualmente nello Sporting Braga: cresciuto nelle giovanili del Porto prima e dello Sporting Clube de Portugal poi, stesso percorso successivamente intrapreso da João qualche mese più tardi, Wilson ha anche indossato le maglie di Beira Mar, Olhanense e Académica. I due sono anche riusciti ad incrociarsi tra squadra A e B del Leão, ritrovandosi anche poi da avversari in campo. L’irmão più piccolo, Hugo Eduardo, gioca invece a Futsal, da Pivot, con i Leões de Porto Salvo.

COLPO DA PODIO

Cercato e voluto fortemente dalla nuova Inter cinese per aumentare la qualità del centrocampo nerazzurro, João Mário è stato il secondo acquisto più caro nella storia della società: strappato allo Sporting dopo una lunga e complicata trattativa, conclusasi con il pagamento di 40 milioni di euro + 5 di bonus nelle casse portoghesi, l’operazione João Mário è, economicamente parlando, seconda solo a Christian Vieri, arrivato in nerazzurro nel 1999 dalla Lazio.

CUORE DI MAMMA

Del padre porta lo stesso identico nome, ma il legame con la madre sembra davvero insuperabile. Cuore di mamma, seguita nel trasferimento da Oporto a Lisbona nel 2004 dopo la separazione dal padre, João Mário non ha mai nascosto il grande bene provato per chi si è rivelata un vero e proprio “esempio di vita” per lui: dai post affettuosi pubblicati su Instagram alla presenza della madre stessa sul volo verso Milano, voluta al suo fianco anche al momento di una nuova, importante avventura al via con la maglia dell’Inter. E non solo

BENJAMIN BUTTON

Born ready, nato pronto. Questa è l’impressione di chiunque abbia avuto a che fare con João Mário, calcisticamente parlando e non: leader ambizioso e con una grande etica del lavoro, in grado di permettergli di interpretare più ruoli sin dai primi calci al pallone e di spingerlo ad arrabbiarsi già da piccolo con chi non si impegnava in campo. Fascia da capitano indossata in tutta la trafila delle giovanili dello Sporting e…impiego da difensore centrale come primo ruolo ricoperto. Poi, sempre sotto la guida di Gonçalves, lo spostamento a centrocampo: davanti alla difesa, da mezz’ala o da esterno, nessuna differenza. Uomo ovunque esperto, maturo, miglior giovane del campionato portoghese per due mesi consecutivi e, ad impatto, più grande di quanto la carta d’identità (1993) dica. Vecchia gioventù per chi non ama troppo uscire di casa e, con un po’ di fantasia, sembra figurare metaforicamente come parallelo calcistico di Benjamin Button.

FRANCIA, PARIGI E ZIZOU

Da Saint-Denis a Saint-Denis, dall’esordio in nazionale maggiore al successo più importante della storia della seleçao portuguesa. Ci sono evidentemente la Francia (anche per il suo film preferito, “Quasi Amici”), Parigi ed uno stadio in particolare nel destino di João Mário, luoghi in cui il centrocampista portoghese è riuscito a registrare due delle tappe più importanti della sua carriera: stesso impianto in cui poco meno di 20 anni prima il suo idolo, Zinedine Zidane, sollevava la Coppa del Mondo. E quella “10” in Nazionale… sarà mica per Zizou? João assicura di no: sulla schiena c’è solo un numero di maglia, frutto di totale casualità. Dal 17 allo Sporting al 10 in nazionale, ora c’è il 6 all’Inter. Dopotutto, in fondo, come dargli torto: meglio farli, i numeri, che indossarli…

Simone Nobilini

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