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Una squadra, 2000 allenatori (virtuali): Football Manager nella realtà

“Prima decidevo la squadra da mandare in campo insieme ai miri due assistenti, adesso lo faccio insieme a duemila persone”. Parola di Julien Le Pen, un allenatore decisamente atipico.

Il francese infatti è manager dell’Avant Garde Caennaise, club di sesta divisione francese che è riuscito a trasformare in realtà le dinamiche di Football Manager. Il videogioco che si sposta (davvero) su un campo di calcio.

Impostazione tattica, schieramento, sistema di gioco, calciatori in campo, sostituzioni: tutto è deciso insieme ad altri 2000 allenatori virtuali. “Sono loro che scelgono come farebbe un manager classico”, ha spiegato Le Pen ai microfoni della BBC.

Le comunicazioni allo staff, gli schemi per i calci piazzati, i rigoristi. Tutto, proprio tutto, è frutto delle scelte di questi duemila manager che votano e interagiscono grazie all’applicazione ‘United Managers’. E il meccanismo è: più giochi, più il tuo voto conta.

Gli allenatori (chiamati ‘Umans’) hanno anche accesso a tutte le statistiche Opta e ai dati GPS di ogni singolo calciatore per valutarne le performances. In tutto questo, Le Pen può giusto suggerire una scelta o una soluzione – prima del fischio d’inizio o a gara in corso – ma può anche essere smentito e le sue proposte respinte dai suoi ‘simili’ virtuali.

“Io sono sempre l’allenatore, sono il collegamento tra gli ‘Umans’ e la squadra, ma se c’è bisogno di prendere una decisione nel giro di qualche secondo ci penso io perché non c’è tempo di consultarli. In caso di un bug nell’applicazione, prendiamo noi il controllo”. Magra consolazione per l’unico che alla fine è sempre in panchina.

Le Pen è alla sua settima stagione alla guida dell’Avant Garde Caennaise e la scorsa stagione il club è stato promosso in sesta divisione, campionato in cui è attualmente primo.

Insomma, la collaborazione tra reale e virtuale sembra funzionare e Le Pen non si lamenta: “Sono davvero felice. Per me essere allenatore significa essere quotidianamente a contatto con i miei giocatori. Nessuno vuole togliermi il posto. E penso che il mio lavoro non sia cambiato perché sono ancora l’unico che vive davvero la squadra ogni giorno”.

E in caso di una sostituzione non gradita, come reagisce un giocatore? “Come con un allenatore normale… Non sono felici… Però forse è più facile da accettare, come quando vengono scelti, perché sanno che sono tante persone che li vogliono in campo”.

Dal Belgio, da Parigi, dal sud della Francia. “E’ la prima volta che una squadra di sesta divisione è stata in grado di attirare tifosi da così tanti posti anche lontani”. Tutto merito di un’app. E dei suoi 2000 allenatori.

Redazione

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