Categories: Interviste e Storie

Una bici, una sciarpa e una fede tutto in tinta Spal, Leonardo Semplici e la sua Ferrara: “E adesso sono anche social…”

Nelle grandi tappe del ciclismo di ogni tempo il mimino comune denominatore è la gente a bordo strada che incoraggia i corridori. Certo, non sempre li incoraggia eh, perché anche il ciclismo come ogni sport, vive di simpatie e antipatie. E quella di Leonardo Semplici sulla panchina della Spal è una storia fatta di lunghe pedalate e di tanti tifosi, sempre al suo fianco: nel bene e nel male. La sua avventura è iniziata l’8 dicembre del 2012: una data che difficilmente abbandonerà la memoria dell’allenatore toscano perché all’uscita dello stadio, dopo la prima partita persa 0-2 con la Carrarese, lui e la squadra dovettero attraversare una sorta di muro umano formato dai tifosi della Spal che gliene dicevano di ogni genere. Qualcuno racconta anche di qualche sputo, ma oggi chiunque sia stato si taglierebbe la lingua. Perché? Facile, perché quei tifosi sono gli stessi che adesso Semplici lo rincorrono ancora, ma per stringergli la mano o chiedere un selfie.

Lui gentilmente si ferma, accosta la sua bici marchiata Spal (un regalo del presidente al quale tiene tantissimo) e non si nega a nessuno. “Le prestazioni dei miei ragazzi hanno risvegliato il valore di un popolo”. Sì perché quando è arrivato Semplici, allo stadio Mazza ci andavano appena 2500, massimo 3000 persone… “E oggi i biglietti per la partita del sabato sono praticamente già tutti esauriti a partire dal martedì precedente”.

Un entusiasmo che è diventato contagioso. Merito (anche) di quell’allenatore lì: quello con la bici e la sciarpa al collo, tutto rigorosamente in tinta, tutto rigorosamente con i colori della Spal. “Porto la sciarpa perché sono il rappresentare della società in campo e non per scaramanzia. A quella credo poco, i risultati arrivano grazie al lavoro mio e dei ragazzi durante la settimana”. Perché Semplici, che dei suoi giocatori non si definisce un padre ma un fratello maggiore, mette sempre il lavoro al primo posto. “Nella loro vita privata non ci voglio entrare, non li controllo. Mi basta giudicarli per come si comportano in campo”. Non è un sergente di ferro, anzi. Vuole essere alla portata di tutti. “Sto diventando anche un tipo social, perché il mestiere che faccio richiede anche questo aspetto”. Ma sai quante notifiche da parte di tutti i tifosi che lo taggano nei selfie scattati durante la giornata…Passeggiare con lui per le strade del centro di Ferrara in certi orari della giornata può essere quasi proibitivo, perché tutti – davvero tutti – gli chiedono un saluto. Chi invece non vorrebbe salutarlo affatto, ma nel senso di non dirgli addio, è la famiglia Colombarini che a breve vuole formalizzare il rinnovo di contratto, perché uno come Semplici devi tenertelo stretto. Come la sciarpa che porta al collo e come la presa sul manubrio della sua bici. Rigorosamente con i colori della Spal e con i tifosi attorno, nel bene e nel male: come in una tappa del ciclismo, dove la fatica fa parte del gioco e arrivare prima di tutti al traguardo ti fa godere ancora di più il sapore della vittoria.

Bruno Majorano

Laureato in giurisprudenza ma più o meno giornalista sportivo. Perché al diritto penale preferisco quello di Djokovic. Perché alle sanzioni civili preferisco quelle del giudice sportivo. Perché basta che in campo ce ne siano 22 e tutto il resto viene dopo. Pubblicista dal 2010, professionista dal 2013 e “calcista" dal 1988. Se volete sapere qualcos'altro su di me seguite quello scrivo. Non sempre ho ragione, ma provo a raccontare la verità. Provo a farvi guardare il mondo del calcio dal un'altra prospettiva: con i miei occhi, nonostante i quasi 9 gradi di miopia, ma con un paio di lenti a contatto e all’occorrenza anche un paio di occhiali di sole. Ho sentito dire che “Scrivere è sempre meglio che lavorare…”, aggiungo che scegliere come hobby il proprio lavoro è la cosa più gratificante che si possa fare nella vita. Per gianlucadimarzio.com mi trovate un po' ovunque. Ah, un avviso ai naviganti: non prendetemi troppo sul serio!

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