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Ufa, sogni d’Europa: il Sassuolo di Russia sfida l’impossibile

Il “Sassuolo di Russia” ha uno stadio di proprietà, una partnership col Manchester City e 9 anni di vita. Una storia scandita in tre lettere: UFA.

Sassuolo di Russia, perché? Idee, progetti, bilanci sani, società solida, ambizioni e talenti da sfoggiare e rivendere. UFA. Chiaro, diretto e semplice. In realtà non vuol dire nulla poi, non è una sigla e neanche un acronimo studiato, nemmeno un “qualcosa di alieno” legato ad astronavi o cose simili. Serietà.

BASCHIRIA, DOVE?

UFA è una città della Baschiria, repubblica della Federazione russa ai confini degli Urali, terra di petrolio, minerali e miti. Zero turismo (ma va?) e tanto calcio, anche se da poco. Fino al 2009 si giocava solo ad hockey, poi un giorno – dal nulla, magari dopo una vodka liscia bevuta d’un fiato – la grande idea di Rusten Chamitov, presidentissimo della Baschiria: “Fondiamo una squadra di pallone”. Dietro la sua scelta c’è un perché.

UFA era la più grande città d’Europa (e della UEFA) a non avere un club professionistico nella propria Serie A. Più di un milione di abitanti senza una squadra da tifare, con uno stadio modesto e zero entusiasmo. Tutto risolto ora, perché dopo dieci anni l’Ufa gioca in Premier russa e potrebbe approdare perfino ai gironi di Europa League per la prima volta.

Ha eliminato Domzale e Progrès, ora punta i Rangers di Steve-G, anche se in Scozia hanno perso 1-0. Testa alla gara in casa per l’impresa. Il Neftyanik Stadium – 15mila posti, inaugurato nel 2015 – ha esaurito i biglietti in soli 3 giorni, i tifosi ci credono. Never say never.

COME IL SASÒL

L’Ufa ha costruito la sua storia su tre concetti chiave, proprio come il Sassuolo degli ultimi anni, dalla C2 all’Europa League con talenti e idee. Pazienza, ambizione e progetti. Non avevano nulla, non erano nessuno, guardateli ora, pronti a conquistarsi un piccolissimo spazio in Paradiso. Quattro anni in Serie A, due volte 12esimi, una volta settimi e l’anno scorso sesti, miglior risultato di sempre. Chamitov è stato chiaro: “Seguiamo i modelli di Porto e Ajax”. Ovvero: crescere talenti per poi rivenderli a peso d’oro e finanziare il 25% del proprio budget, almeno per ora: “Puntiamo ad avere la piena autosufficienza, ma va già bene così”.

L’ultimo esempio è quello di Zinchenko, fantasista ucraino del ’97 venduto al City per 5 milioni nel 2015, la cessione più remunerativa del club (l’Ufa è riuscita ad ottenere anche una collaborazione coi Citizens). Iter chiaro: investono nel settore giovanile, negli scout, nelle strutture e soprattutto negli allenatori, valorizzandoli prima del salto. È successo con Kolyvanov – Zar di Foggia ai tempi di Zeman – Goncharenko (oggi al CSKA Mosca) e Semak, allenatore dello Zenit.

Da quest’anno c’è Tomarov, 36enne in rampa di lancio con lo stesso identikit. E un metodo-scouting del tutto particolare: se qualche giocatore segna alla sua squadra, lui se lo compra. Bizjak e Thill, autori di due gol in Europa, ora giocano nell’Ufa. Strategie. Rangers avvisati, qualche talentino è pronto a farsi vedere. Paurevic (tuttocampista croato cresciuto nel Dortmund) ha già serrato le fila. Tutti vogliono i gironi, tutti vogliono stupire, e fare un po’ come il Sassuolo.

Francesco Pietrella

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