Julio Velazquez ha 36 anni, una buona carriera alle spalle e un futuro (e presente) con lo stemma dell’Udinese sul petto. Al contrario di quanto possa far pensare la carta d’identità, però, lo spagnolo non è un calciatore esperto sbarcato in bianconero a fine carriera, ma un allenatore con alle spalle nove anni di carriera. In panchina, dunque, da quando aveva 27 anni.
“A 15 anni ho cominciato a giocare ed allenare allo stesso tempo, ma mi sono sempre sentito più portato per la seconda” – ha spiegato il nuovo allenatore dell’Udinese ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. L’avventura con l’Udinese, cominciata solo da pochi giorni, affonda le sue radici in un incontro risalente a nove mesi fa, “quando mi incontrai la prima volta con Gino Pozzo – racconta Velazquez -. I suoi collaboratori avevano visto la mia squadra e già allora ci fu un primo approccio per pensare ad un futuro in bianconero“.
Adesso quel futuro è diventato presente, e Velazquez dovrà vedersela con un campionato difficile come la Serie A: “E’ molto tattica, dura. Spesso si cambiano moduli a partita in corso, ho visto tutte le gare dello scorso anno dell’Udinese. Non conosco di persona nessun collega italiano, ma ammiro molto Giampaolo e Sarri“. L’esperienza in Segunda, tuttavia, è stata fondamentale per la formazione di Velazquez: “E’ un campionato tatticamente molto evoluto, di alto livello. Molto simile, in tanti aspetti, alla Championship inglese”
Il rapporto con la nuova città è già ottimo: “Vorrei vivere in centro, mi piace il contatto con la città e con i tifosi. Sto cercando di imparare in fretta l’italiano, credo sia giusto così”. Vista la sua giovane età, i calciatori gli daranno comunque del “lei”? “Non importa, contano rispetto e responsabilità. Studi i nostri errori e quelli degli avversari, ciò che pretendo è il massimo impegno. Questo è un sport di squadra, è importante soprattutto parlare molto con i giocatori”.
L’intervista completa su La Gazzetta dello Sport
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