Calcio di rigore assegnato al Milan poco prima della fine del primo tempo nell’anticipo di Serie A contro l’Udinese. Il pallone calciato da Leao finisce sul braccio di Bijol; l’arbitro Doveri inizialmente lascia correre, salvo poi rivedere la propria decisione dopo un consulto Var e un passaggio al monitor.
Decisione corretta? Ed è stato giusto richiamare il direttore di gara all’On Field Review? Ci spiega tutto Gianpaolo Calvarese.
L’episodio è sicuramente molto complesso, di difficile lettura. Ma partiamo da una certezza: non è da VAR, visto che ci sono sia elementi a favore della punibilità che elementi contro la punibilità. Andando con ordine: il braccio è largo, e tenerlo in questo modo in area significa assumersi un grosso rischio; questo depone a favore del calcio di rigore. Elemento contrario invece è che Bijol vuole davvero giocare la palla, e il movimento della gamba verso il pallone lo evidenzia: anche se poi gli tocca la coscia, la palla arriva in modo inaspettato sul braccio. Se fosse andata direttamente sul braccio, senza nessun dubbio invece sarebbe stato rigore.
Questo è quindi un episodio di lettura complessa: qualunque sia la decisione dell’arbitro in campo, in questi casi, va confermata, perché non siamo in presenza di un chiaro ed evidente errore che giustifichi la chiamata al VAR di Nasca.
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