David Trezeguet a il Festival dello Sport
Il mondo Juventus e la Champions persa contro il Milan: le storie raccontate da David Trezeguet a il Festival dello Sport
Tra i tanti ospiti a il Festival dello Sport c’è anche David Trezeguet, simbolo della Juventus dal 2000 al 2010.
Uno dei primi racconti dell’ex calciatore francese riguarda i suoi inizi in bianconero: “Quando sono arrivato, le prime settimane non sono state semplici. Arrivavo con questa idea di chi aveva segnato in finale (contro l’Italia, ndr) e non è stato semplice. Nel mio primo spogliatoio mi sono ritrovato con 25 internazionali ed era difficile trovare un posto. Ancelotti è stato molto chiaro con me e la società anche: ‘Ti abbiamo contato solo per segnare, il resto non ci interessa’. Quando sei alla Juve conta solo vincere, poi il resto non ha senso“.
Sul suo rapporto con Marcello Lippi: “Arriva lui, e in quel momento aveva un dubbio su di me. Lui voleva Vieri, ma dopo alla fine questo scambio non è successo perché la Juve non mi voleva lasciare. Sono rimasto e ho iniziato il mio percorso con Lippi, un po’ difficile. Addirittura tanto. È stato l’allenatore più importante. Vedeva che questo equilibrio tra di noi era molto distante e quell’anno mi ha detto: ‘Se segni più di 30 gol in tutto, devi farmi un regalo importante. Se ne fai di meno, te lo faccio io’. Vinciamo lo Scudetto, segno 35 gol e faccio un regalo a Marcello. Lì ho capito quello che Lippi rappresentava per la Juventus“.
Sulla finale di Manchester in Champions League contro il Milan (2003): “Partita non bella, ma quello che conta è vincere. È stato il rammarico più grande a mia carriera“. E ancora: “Dal 2006 fino al 2010 sentivo internamente che la squadra non aveva la capacità per arrivare a quel trofeo (Champions League, ndr)”.
La sua opinione su Fabio Capello: “Con lui ho un rapporto molto stretto. Nel 2004 avevo la possibilità di andare a Barcellona, e ho ricevuto una chiamata da Capello. Mi ha chiesto ‘Dove vai?’. Mi sono sentito lontano dalla Juve nel 2004. Mi ha chiamato e sono rimasto. Mi ha fatto rimanere lui. Credeva tanto in me. Capello è stato un allenatore molto importante per la mia carriera“.
Sulla Serie B: “Nel 2004 sentivo la necessità di fiducia da parte della società. E nel 2006 sentivo il bisogno di darle qualcosa in quel momento di difficoltà. È stato comunque un campionato difficile perché c’erano Genoa, Napoli, Bologna, Piacenza, Brescia. Non sentivo il bisogno di lasciare la Juve. Mi sentivo benissimo a Torino, in una società così importante“.
Sulla finale del Mondiale 2006: “Rigore sbagliato? Ho voluto prendermi la responsabilità, soprattutto verso i compagni più giovani. Il mio rammarico più importante è stato non poter dare il mio contributo a questa nazionale che era forte. Ma con questo allenatore (Raymond Domenech, ndr) non sono mai riuscito a trovare un feeling“.
Il suo rapporto con Mauro Camoranesi: “Un grande personaggio. In ritiro era in camera con me. Arriva, sale in camera e non mi parlava, o lo faceva in italiano. Poi abbiamo fatto una bella amicizia, e lo stimo molto. Non ci sentiamo quasi mai telefonicamente, ma l’uno ha bisogno dell’altro. Era un gran giocatore, che sapeva fare tutto“.
In chiusura, Trezeguet ha parlato del momento in cui ha lasciato al Juventus: “Quando vai via da una società così importante hai delle difficoltà. Quando vai via, dopo un po’ piangi perché la serietà della Juventus era unica. Decido di andare agli Emirati Arabi per poco, perché per me il calcio è una festa e – con tutto il rispetto – lì lo vivono diversamente“.
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