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Tre italiani e una Premier da salvare: Borini, Mannone e Pecchia, un giorno con loro nel nord d’Inghilterra

Tre italiani, due squadre e due fiumi. Il Tyne bagna Newcastle, dove nevica e grandina anche in questi giorni. Il Wear invece abbraccia la più piccola Sunderland, dove nemmeno i giocatori abitano perché poco c’è da fare e vedere. Qui, nel freddo Nord d’Inghilterra, giocano Borini e Mannone con la maglia dei black cats, mentre Pecchia ha seguito Benitez nella missione quasi impossibile di salvare la squadra famosa ai bei tempi per i gol di Alan Shearer.

Fabio, lo studioso di calcio, fa lezioni d’inglese con una professoressa ogni pomeriggio, vive in un albergo vicino al Millennium Bridge, e in un anno solare ha fatto il giro del mondo calcistico. 12 mesi fa era a Napoli, serie A, poi Madrid con la sua Liga e adesso la Premier. Un pieno di nozioni ed esperienza per fare poi l’allenatore -da solo- in futuro. Quando Cristiano Ronaldo lo vide al primo allenamento fu subito empatia: “Tu sei l’italiano, vero?”, perché a CR7 siamo simpatici, ci considera leali, si fida di noi dopo aver frequentato sul campo connazionali seri e preparati. Anche Rafa Benitez vive all’Hilton Gateshead, qui è un idolo e spera di salvarsi per poter poi lavorare tre anni con una delle società più ricche della Gran Bretagna. A Madrid, Florentino gli ha fatto la guerra dal primo giorno, voleva che giocasse sempre James perché si vendessero le sue camisetas, gli ha venduto Di Maria anche perché esteticamente brutto e a lui piacciono i giocatori belli oltre che forti. A Napoli, l’hanno dimenticato in fretta ma lui non dimentica di aver costruito i nove/undicesimi della squadra che Sarri sta adesso guidando con grande bravura.

Nella lotta salvezza, il Newcastle di Benitez e Pecchia sta gufando gli acerrimi rivali del Sunderland, dove gli italiani Borini e Mannone sono idoli indiscussi. Vito è un portiere che ha giocato in Champions con l’Arsenal, è stato eletto due anni fa player of the season con il Sunderland e nelle statistiche sulle parate è stato spesso davanti a Cech e Hart. Eppure nessuno si è mai degnato di fargli una chiamata azzurra. Mai nemmeno uno stage, quasi non fosse italiano o giocasse in un campionato dimenticato da Dio. Sarà una colpa essere uno dei migliori portieri della Premier? Chi si sente ormai inglese è Fabio Borini: non sogna più in italiano, non dice più “quel giocatore mi ha impressionato” ma “mi ha impresso”, perché la testa gli fa uscire “impressed” ed è ormai un cittadino d’Inghilterra. Si è sposato una bellissima modella di Liverpool e insieme vivono in una vera e propria reggia a Ponteland, non distante dall’aeroporto di Newcastle. Sembra un albergo: dieci stanze da letto per gli amici quando arrivano, palestra, piscina con acqua calda e fredda per il recupero muscolare, sala cinema, angolo pub con biliardo e discoteca, ecco perché non vorrebbe più tornare da noi. Qui, è vero, si allenano poco e menano come fabbri, ma non ci sono pressioni.

L’Italia sembra ancora più distante, eppure nel cuore di questi tre ragazzi batte un pizzico di nostalgia. Traspare dai loro sguardi e sorrisi, compagni di questo mio piccolo viaggio tra due fiumi così lontani ma vicini.

Gianluca Di Marzio

Ci ho messo più di trent'anni per tornare dove sono nato. Non conoscevo le strade, non sapevo a memoria le vie, ricordavo solo il nome della clinica -Villa Stabia- dove mia madre mi aveva dato alla luce. Più di trent'anni sì, non proprio un figlio modello per la mia città, Castellammare di Stabia, una trentina di chilometri da Napoli. Lì sono nato il 28 marzo del 1974, sono Ariete per gli amanti dei segni zodiacali, non chiedetemi l'ora e comunque non sono un fanatico degli ascendenti.

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