Nel maggio del 2018 Tottenham e Liverpool si affrontavano nell’atto conclusivo della maggiore competizione europea per club: la finale di Champions di Madrid, in cui il Wanda Metropolitano celebrò la superiorità conclamata del calcio inglese. Finì 2-0 per il Liverpool con i gol di Salah su rigore e di Origi nel recupero.
A tre anni di distanza, Tottenham e Liverpool hanno in comune forse solo la diffusione del Covid, che non sta risparmiando nè gli Spurs nè i Reds. Anche se i primi stanno vivendo un vero e proprio focolaio, tanto che quella di oggi, valida per la diciottesima giornata di Premier League, è la prima partita che gli uomini di Conte giocano da due settimane a questa parte.
Oggi come allora, alla guida dei Reds c’è Jurgen Klopp. Che dopo un anno di crisi, dovuto anche agli infortuni di giocatori come Van Dijk e Henderson, sembra aver ritrovato proprio quello spirito che consentì nel 2018 di vincere la settima Champions League della storia del club. Al contrario, il Tottenham ha vissuto tre anni neri: sono già due gli allenatori esonerati (Mourinho e Nuno), e oggi il Tottenham rischia addirittura, qualora la partita col Rennes si concludesse con una sconfitta a tavolino, di essere eliminato dalla Conference League. Ai gironi.
Antonio Conte prova ad approfittare del calore di uno degli stadi più avveniristici al mondo (una delle chiavi nella straordinaria cavalcata di 3 anni fa) per fermare la corsa di un Liverpool che è al secondo posto in Premier a 1 punto di distacco dal City capolista. Il Liverpool deve difendersi dagli attacchi del Chelsea, terzo a meno 3. L’obiettivo di Klopp sarà anche quello di incamerare più punti possibile prima di una Coppa d’Africa che lo priverà di pedine essenziali quali Naby Keita e soprattutto Mohamed Salah e Sadio Mané.
Il confronto tra Klopp e Conte è in perfetta parità: 1 vittoria a testa e 2 pareggi, ai tempi in cui l’italiano allenava il Chelsea. Oggi l’ex ct della nazionale cerca di invertire una tendenza che da 3 anni a questa parte per il Tottenham sembra inesorabile. Chissà come sarebbero andate le cose se al primo minuto della partita di Madrid l’arbitro Skomina non avesse concesso il rigore poi rivelatosi determinante, per un discusso mani di Sissoko. Come si dice: sliding doors…
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