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Torna, segna, sanguina e vince: Atleti, riecco la bestia Costa. E quando doveva smettere…

Mai dare per scontato Diego da Silva Costa. Doveva ancora diventare qualcuno che era già pronto a mollare tutto: era il 2007, giocava nel Penafiel, in Serie B portoghese, e non lo pagavano. O meglio, gli stipendi arrivavano leggermente in ritardo. Lui perse la testa: “Io torno in Brasile, vado a vendere o milho a San Paolo e faccio prima”. O milho, in portoghese, è la pannocchia, e dalle parti di Lagarto, il paese di Diego Costa, si è soliti trasportarle in carriole piene di acqua bollente. Immaginate la fatica. Ma quel lavoro lì gli avrebbe sicuramente fruttato di più e prima. Fortunatamente lo calmarono, quella volta ci riuscirono.

Diego Costa è così. Tanto giocherellone quanto animale. Se non gli stai a genio ti manda a quel paese in zero secondi: chiedere a Conte per maggiori informazioni. La Cina lo avrebbe riempito di soldi ma lui, Diego, ha preferito aspettare, rifiutare centomila offerte e risposare l’Atletico Madrid: chi altro avrebbe detto no ai 40 milioni a stagione del Tianjin? Solo quel pazzo, imprevedibile, di Diego Costa. Da capocannoniere del Chelsea a scarto di Conte, dal vincere una Premier a maggio al non avere nemmeno più il posto auto all’interno del parcheggio del club a fine agosto. Controsensi. Scelte di vita ma soprattutto di cuore. L’Atletico aveva il mercato bloccato e non poteva permettergli di giocare una partita ufficiale fino a gennaio ma Diego Costa ha comunque detto sì al Cholo e a quel mondo che lo ha idolatrato per anni, con il rischio – in corso – di saltare il Mondiale in Russia. Il risultato, oggi, è stato devastante. Laida-Atletico, Copa del Rey. Diego Costa subentra al minuto 69 e torna a vestire il rojblanco dopo 1.230 giorni, dopo la finale persa a Lisbona. Esattamente dopo 4 minuti e 52 secondi Diego Costa segna (l’ultimo ufficiale con l’Atleti, il caso ha voluto, fosse contro il Chelsea in Champions il 30 aprile 2014) e… si fa male: nel calciare verso la porta, un avversario gli calpesta il ginocchio lasciandogli il segno dei tacchetti con tanto di sangue colante ma lui non fa una piega. Zoppica un pochino e poi si rimette in pista con ardore e passione. Lotta, si sbatte, sanguina, litiga, vince. Vitolo, nel post, commenta sbalordito: “Metterebbe la gamba persino dentro un ventilatore”. Atletico, riecco la tua pantera. Riecco la tua bestia preferita, che non puoi mai dare per scontata.

Matteo Moretto

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