Toro Inglese Sempre Presente. Chi è venuto a Torino in questi ultimi anni, allo stadio Olimpico, non può non aver notato questo piccolo striscione. Semplice: bianco, con croce rossa. Christopher Peet lo espone con orgoglio e passione, quella che ha portato un bambino degli anni Sessanta e rincorrere il suo sogno: vedere dal vivo il Toro. Lo ha inseguito per anni; da anni lo ha realizzato. Ah, piccolo particolare, sta vivendo una settimana che probabilmente non si sarebbe mai aspettato: è di Wolverhampton. “Casa mia”, ci racconta felice. “Per la prima volta vedrò il Toro a casa mia”.
Ha 63 anni, è in pensione da nove: ha lavorato nel Servizio Sanitario Nazionale inglese. Cuore diviso a metà, pulsante granata ma anche per i Wolves. Una storia strana. “Tutto risale a quando mio padre mi parlava del calcio”. In generale, in Inghilterra è tradizione. “Non si poteva non parlare del Grande Torino. Torino mi sembrava una città dall’altra parte del mondo, non esistevano i voli low cost: viaggiare era un privilegio per pochi. Non potevo immaginare cosa mi avrebbe riservato il destino negli anni a venire”.
A Gianlucadimarzio.com, Chris racconta la favola di chi, a poco a poco, si è costruito il proprio sogno. “Nel 1976 ho conosciuto dei tifosi granata a Firenze: Pinuccia e Paolo, abbiamo stretto subito amicizia”, senza poi rivedersi. Succedono però due cose: dopo 34 anni ci sarebbe stato l’avvento di Facebook, e nel frattempo Pinuccia e Paolo avrebbero fondato un Toro club a Chieri, dedicato a Roberto Rosato, un difensore che mordeva le caviglie. Molto inglese. “Ci siamo ritrovati sui social, mi hanno inviato a Torino per una grigliata tra tifosi. Mi hanno accolto in 100”. Da lì, nasce tutto.
La passione va oltre i risultati, il fascino delle partite. “Ho visto il mio primo match nel 2011: Torino-Grosseto 1-0”. Era il Torino del primo Ventura, quello che avrebbe poi raggiunto la promozione. “Da lì ho cominciato a venire sempre più spesso in Italia, ho visto 10 partite: 9 vittorie e un pareggio. Mi era stato detto che avevo portato tanta di quella fortuna che mi sarei dovuto abbonare”. Detto, fatto: pronto un posto in Curva Maratona. “Sono venuto tante altre volte, ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno ospitato: oltre 30 famiglie, una settimana dopo l’altra. Tra loro, c’erano anche tifosi della Juventus: eravamo avversari, ma capivano la mia passione e volevano aiutarmi a realizzare il sogno di vedere il Toro”.
Che è diventato attaccamento viscerale. “Ho rinnovato l’abbonamento per cinque anni, ho vissuto momenti indimenticabili. Quei viaggi sono stati tra i momenti più belli della mia vita, per due anni ho anche cantato nel coro a Superga, durante le celebrazioni del 4 maggio (per ricordare la tragedia del Grande Torino, ndr). Ho scattato tantissime foto, sono ricordi che mi porterò sempre dietro”. Anche perché, adesso, si è dovuto concedere una pausa. “Sono arrivate le mie nipotine, mi devo occupare di loro: vorrei comunque venire durante questa stagione e magari abbonarmi per la prossima”.
Non ci sarà per Torino-Wolverhampton, ma ha già preso il biglietto per il ritorno. “Ho sempre sognato di vedere il Toro giocare in Inghilterra. Ero andato a Middlesbrough qualche anno fa per vedere la Primavera in Youth League, mentre la scorsa estate ero ad Anfiled per l’amichevole contro il Liverpool”. Il 29 agosto sarà al Molineux: “È a 16 Kilometri da casa mia e oltre trentacinque anni fa ero abbonato per i Wolves. Sai, hanno una storia simile a quella del Toro. Negli anni ‘60 erano come i granata negli anni ‘40, ora stanno cercando la loro strada per emergere di nuovo. Ma hanno tifosi appassionati, fedeli, che non se ne vanno nonostante i momenti più difficili”.
Anche lui ha cercato di fare la sua parte. Sia in Inghilterra, sia in Italia. “Per fortuna, non è mai stato un problema di soldi: tutte le famiglie che mi hanno ospitato hanno permesso di far felice una persona che voleva realizzare il proprio sogno. Il sogno di un inglese dal cuore granata”, conclude. Curiosità: quando parla del Torino, dice “Abbonamento”; quando si tratta del Wolverhampton, invece, è “Season ticket”, biglietto stagionale. Due mondi diversi, due passioni diverse, che si fonderanno per una settimana. Un sogno così non capita a tutti. Vederlo realizzato, forse, ancora meno.
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