Torino, Davide Vagnati (Imago)
L’intervista di Davide Vagnati, responsabile dell’Area tecnica del Torino, tra passato e obiettivi futuri
Figlio d’arte, centrocampista della Sampdoria di fine anni 2000, poi la scelta di diventare direttore sportivo. Davide Vagnati si è raccontato ai microfoni della Gazzetta dello Sport in una lunga intervista. Non solo il presente come ds del Torino, ma anche le sue radici come calciatore e come uomo.
“Ho cominciato nella Pegliese, sono entrato nel settore giovanile della Sampdoria, la mia squadra del cuore, e ho fatto la trafila. Menotti ci faceva lavorare soltanto con il pallone e questa cosa sorprese il gruppo, formato da gente di spessore. C’erano Mihajlovic, Veron, Montella… Mancini se ne era appena andato alla Lazio. Io non esordii in Serie A, mi portarono per due volte in panchina, all’Olimpico contro la Lazio e a Marassi contro il Milan“, racconta.
Centrocampista “box to box” prima, regista poi. Il riferimento? “Demetrio Albertini del Milan,
ma si vede che non lo studiavo bene (risata, ndr)“. Poi, negli anni successivi, tanta Serie C e Serie D, con quattro campionati vinti. “Il mio momento top? Il gol in Massese-Napoli, Serie C 2005-06. Una rovesciata spettacolare, vittoria per 1-0 contro il Napoli di Reja e del “Pampa” Sosa“.
Ma non solo, Davide Vagnati si è raccontato parlando anche dell’esperienza alla Spal, del suo miglior acquisto e del presente a Torino, in vista della stagione 2025/2025. Di seguito riportiamo le sue dichiarazioni.
Il salto dal campo alla scrivania arriva dopo una stagione alla Giacomense. Il presidente, Walter Mattioli, mi disse: “Vagnati, ho notato che in campo corri poco e parli molto. Penso che sia il momento di passare a un ruolo dirigenziale. Gli altri giocavano a Fifa, io preferivo Football Manager, mi piaceva costruire le rose e fare i business plan“.
In un attimo, quasi per caso, la Giacomense rileva la Spal: “È stato l’inizio di una cavalcata esaltante. Abbiamo vinto la C e la B e ci siamo salvati per due volte in A. Il mio colpo di mercato più riuscito lì? Lazzari, preso a zero, in svincolo, dal Porto Tolle in D, e poi venduto alla Lazio per 15 milioni“.
Poi il passaggio in granata, dopo aver colpito Urbano Cairo nel corso di una trattativa. “Rimase impressionato per la mia durezza nell’affare Gomis, il portiere. E sul trasferimento di Bonifazi pensavo che non fosse conveniente per la Spal, lo dissi e restai fermo sulle mie posizioni. Il presidente Cairo mi confidò che gli era piaciuto il mio atteggiamento, teso al bene e agli interessi della società per cui lavoravo. Sento molto la responsabilità del denaro altrui. Nel calcio si parla di milioni come di noccioline, ma serve cautela, un milione è un milione“.
La nuova stagione di Serie A è alle porte. “Al Torino penso di essere cresciuto, perché lavorare a contatto con il presidente Cairo è come fare un master quotidiano, lui è un negoziatore nato. Ha un impero e potrebbe goderselo, ma è sempre sul pezzo, tutti i giorni. Cerco di stare al passo. Ho addosso un’inquietudine costante, però positiva. Non stacco mai“.
E il colpo migliore al Torino? “Schuurs, difensore fortissimo e ragazzo straordinario, di una sensibilità unica. È fermo per infortunio da quasi due anni e prego perché ritorni in campo: qualche miglioramento c’è. Poi vorrei citare Milinkovic Savic, il portiere. Non è stato un mio colpo (lo prese Petrachi, ndr), ma l’ho sempre difeso dalle critiche. Aveva un potenziale enorme, al Napoli crescerà ancora“.
Invece il futuro granata? Davide Vagnati, direttore dell’area tecnica, ha le idee chiare e si avvia alla conclusione: “Abbiamo fatto tante cose, tra cui le migliorie al Filadelfia e il Robaldo (il nuovo centro per il vivaio, ndr). E mi fa piacere che nel passaparola il Toro sia considerato una società seria, in cui andare volentieri. Aboukhlal ha telefonato a Schuurs e a Masina e loro lo hanno convinto della scelta“.
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