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Torino, Sirigu: “Eravamo una squadra malata, che doveva essere curata”

Dopo un anno complicatissimo, il Torino è salvo: lo ha certificato lo 0-0 contro la Lazio. “Ce la stiamo godendo e ce la godremo anche troppo”, ha detto Salvatore Sirigu a Sky Sport, prima di analizzare con grande autocritica e lucidità le ragioni di una stagione complicatissima per i granata.

 

L’analisi di Sirigu

“Io cerco di razionalizzare un po’”, riparte Sirigu. “Forse a noi ha tradito la parte mentale, è quella che c’è mancata, e probabilmente è anche subentrata la paura. Ci sono varie componenti e dovremo analizzarle bene. Ora che è finita la stagione dobbiamo assimilare, metabolizzare e ripartire, cosa che nella scorsa stagione non è successa per i calendari, per la pandemia…”.

 

“Siamo andati incontro a diverse difficoltà, ce ne siamo assunti completamente le responsabilità. Nel calcio sono cose che succedono, ma è innegabile che quando una squadra come il Torino si trova a doversi salvare a una partita dalla fine devi capire cosa è andato storto e come migliorare cosa non è andato”.

 

Le difficoltà dopo il 7-0 con l’Atalanta

Con molta franchezza, il portiere del Torino ha spiegato le origini dei problemi granata, iniziati dopo lo stop delle competizioni per la pandemia: “Credo che dall’anno scorso, in cui facemmo 27 punti all’andata e facemmo molto bene, poi abbiamo avuto delle difficoltà dopo aver perso 7-0 con l’Atalanta. Quella è stata una massacrata. Mi sono accorto che, dopo che ti rendi conto di essere così vulnerabile, entrare in campo è tutto molto diverso. Non vuoi prendere gol e questa paura ti subentra nelle gambe, ed è la cosa che è successa l’anno scorso è che portò purtroppo all’esonero di Mazzarri. Era una squadra che non reagiva”.

 

“È iniziato tutto da lì”, prosegue. “Sono subentrate delle cose mentali che non avevamo prima. Entravamo in campo con un atteggiamento diverso. Poi c’è stata la pandemia e quando il campionato è ricominciato ci siamo accorti che dovevamo fare punti perché la classifica cominciava ad accorciarsi. Ci siamo salvati, io per primo, non immaginandoci che potessimo fare un finale di stagione così. Però ci siamo salvati tranquillamente”.

 

“Il nostro problema non era il gioco, era la testa”

Arrivata la salvezza, però, il Torino si è trovato subito catapultato in una nuova stagione: “Non abbiamo avuto il tempo materiale di assimilarlo, perché ripartimmo subito dopo 14 giorni di vacanza con un allenatore nuovo. Ho molta stima per Giampaolo, ma credo che non eravamo una squadra pronta per lui, eravamo una squadra un po’ malata che aveva bisogno di essere curata da queste paturnie. Il nostro problema non era il gioco, il problema era la testa. I risultati aiutano, quando cominciano a non arrivare più ti fai più domande e la prima parte di stagione era stata molto difficile”.

 

“Piano, piano ci siamo resi conto che dovevamo semplificarci come squadra, e ad un certo punto ti guardi e dici: ‘ragazzi qui dobbiamo salvarci, bisogna pensare da piccola’”, ha continuato.

 

“Non è facile, soprattutto quando hai ragazzi che non sapevano neanche cosa significasse salvarsi in Serie A. Giocatori di qualità, giocatori forti, ma che si trovano lì e magari la partita che non devi perdere la perdi… e ci si salva anche così delle volte: capendo la partita, cercando di non perderla. E in questo noi siamo mancati clamorosamente, è stato il nostro difetto quest’anno”. Conclude così la sua “psicanalisi” Sirigu. Con grande lucidità anche dopo tanta adrenalina.

Redazione

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