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Torino, Sirigu: “In Italia ho ritrovato polemiche fatte sul niente. Mi sento da Nazionale”

Il portiere del Torino Sirigu ha concesso un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha parlato della sua vita da professionista ma anche quella fuori dal campo. Ama la lettura grazie a sua madre, che fin da piccolo gli ha trasmesso questa grande passione. Adora il libro “Sempre caro” di Marcello Fois, che parla di Sardegna, la sua Sardegna, quella dove il turismo è poco e non si vede: “Porto Cervo è una bella zona ma è come andare in un’altra regione. Un turista difficilmente riesce a capire com’è la Sardegna.” Ricorda poi la bella esperienza fatta a Parigi, interrotta dalla terribile strage del Bataclan: “Ho perso due amici, Stephan Albertini e Pierre Innocenti. Mandai un messaggio a Stephan dopo che erano uscite le prime notizie. Pensavo fosse nel suo ristorante. Invece era appena morto in quel teatro.”

Salvatore Sirigu, che di mestiere vola tra i pali, parla anche della nostra serie A e di come si è trovato al ritorno da Parigi: “Dopo anni è stato difficile riambientarsi. Ho trovato tante polemiche fatte sul niente, senza capire come certe vittorie possano nascondere dei problemi o alcune sconfitte non siano negative a tutti i costi. Tutti dicono che bisogna ricostruire e poi non viene dato il tempo per farlo. E questo può valere anche per il Torino. Conta tutto. Anche l’ambiente intorno. Invece spesso si deve cercare un capro espiatorio”. Il portiere del Torino parla delle sensazioni che dà vivere nella stessa città di una Juventus pigliatutto: “Siamo due squadre totalmente diverse. Da quando sono qui tutte le persone che incontro sono tifosi del Torino. La differenza forse è proprio questa. Anche quando vengono a trovarmi i miei mi dicono che la Juve è la squadra con più tifosi in Italia. Eppure nella sua città sono tutti granata. Strano.” Sirigu pensa che se non ci fosse stata la tragedia di Superga il Torino sarebbe potuto diventare ciò che è la Juve oggi. Ma aggiunge che con i se e con i ma non si fa la storia. E’ ottimista sul nuovo corso del presidente Cairo: “ Mi sembra uno che non voglia fare il passo più lungo della gamba magari nel calcio questo viene visto male. Invece vuole una crescita solida.” Anche se i suoi idoli erano Zola e Baggio da bambino chiedeva di giocare in porta, un ruolo solitario, lo stesso che ricopre il connazionale Gigio Donnarumma, pronto a diventare l’erede di Buffon nei numeri e in Nazionale. Ma anche Sirigu vuole scrivere pagine importanti per la storia della nazionale italiana: “Io nell’azzurro ci spero sempre e non ci rinuncerò mai. Io mi valuto all’altezza del terzetto dell’Italia. Sarei un ipocrita a dire il contrario.”

Redazione

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