Il tabellino andrebbe modificato così: Inzaghi vs Torino. Al posto di “Lazio”, perché in fondo questa partita l’ha giocata un po’ da solo, camminando su e giù per l’area tecnica con fare nervoso, arrabbiato, battagliero. Rassegnato solo alla fine, quando Immobile sbaglia il tredicesimo rigore in carriera e allora sì, è finita.
Simone Inzaghi ha mandato in B il fratello. Tutto vero. E chissà il prossimo pranzo di famiglia come sarà. Se un cronista, o un amico, l’avesse detto a entrambi nel 2007, sul prato dell’Olimpico di Atene, abbracciati dopo la Champions vinta da Pippo, i due avrebbero “mandato” il disturbatore in posti noti. Con educazione. E invece no. La Lazio di Simone pareggia 0-0 col Torino e il Benevento finisce in B dopo aver passeggiato in tranquillità per tutto il girone d’andata. Pippo, da casa e incollato alla tv con le mani giunte per il fratello, maledice le occasioni mancate col Crotone. Addio Serie A.
Lo psicodramma di casa Inzaghi è in un urlo sordo a fine primo tempo, minuto 46, quando l’arbitro Fabbri annulla il gol di Immobile. Simone si gira verso il Var e grida ad Aureliano: “Con te ne abbiamo perse sei!”. Due volte. Già senza voce dopo un tempo. Il secondo, per lui e per Pippo, va pure peggio, perché Sirigu si dimostra un gran portiere da momenti difficili e salva tre volte il risultato. E la Serie A.
Inzaghi si sbraccia, chiama i suoi in panchina e fa entrare chi è rimasto: Escalante, Patric, Lulic, Pereira. Nulla. Fort Torino tiene e punge pure. Colpisce un palo con Sanabria (70’) e morde la difesa. La Lazio ci prova con Lazzari ma non è cosa. Con Muriqi ma non va mai. Con Ciro che conquista un rigore, ma lo calcia sul palo. Simone schiera tutti gli attaccanti a disposizione (Immobile, Pereira, Vedat). Niente, non è giornata. E il palo di Lazzari all’ultimo minuto dell’ultima azione è la fotografia perfetta.
Inzaghi senior retrocede senza giocare (l’ultima gara sarebbe stata proprio contro il Toro). Ventuno anni fa, sempre all’Olimpico, Simone festeggiò lo scudetto a scapito del fratello, impantanato nel fango di Perugia e “reo” di aver sbagliato gol a raffica. Proprio lui. Intervistato negli spogliatoi, zuppo di Champagne dalla testa ai piedi, “Mone” rispose così: “Dispiace per lui, ma ognuno tira l’acqua al suo mulino”. Oggi ha provato a trainarla verso Pippo, restituendogli il favore. Non è mai arrivata. Restano solo due strilli nel silenzio, un uomo solo che si sbraccia come se la salvezza da giocarsi fosse quella della Lazio, e uno psicodramma sportivo da raccontare ai nipotini sul divano. “Sai che zio Simone, anni fa, mi ha fatto retrocedere in B?”. Gelo con humor. “Pippo, tutta colpa di Ciro”.
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