Giornata di grandi emozioni oggi a Torino. È infatti sbarcata la Chapecoense, che domani disputerà contro il Toro la “SportPesa Cup”, un’amichevole a scopo benefico organizzato dalle due società per sostenere la ricostruzione del club brasiliano. E nella sala conferenze dello stadio è stata presentata la partita, con alcuni protagonisti: il direttore generale del Torino Comi, il presidente della Chapecoense Plinio, il capitano dei brasiliani Ruschel (unico dei sopravvissuti del disastro aereo del 2016 ancora in attività) e il neoacquisto del Torino Bremer.
Proprio il difensore arrivato dall’Atletico Mineiro si è presentato ai nuovi tifosi: “Volevo un grande club europeo, ci sono arrivato” dice. “Mi ispiro a Thiago Silva e Sergio Ramos, ma ci vorrà tanto per diventare come loro. A poco a poco sto imparando, i compagni mi hanno subito messo a mio agio e con Mazzarri si lavora moltissimo” dice, prima di andare a svolgere l’allenamento in programma proprio in preparazione alla sfida con la Chape.
Una sfida che Bremer (in Brasile esordì proprio contro i biancoverdi) sente molto, “come uomo, più che giocatore”, e che come lui tutto il Toro non vede l’ora di giocare. “L’idea nasce da lontano” dice il dg Antonio Comi, “lo scorso anno ci siamo incontrati a Roma con il presidente Plinio, il nostro presidente Cairo e il direttore operativo Barile, e abbiamo provato a organizzare il tutto. C’è molta attesa, perché vogliamo vedere il segnale di solidarietà che arriverà dai nostri tifosi (l’incasso verrà devoluto in beneficenza proprio alla Chapecoense, ndr). Siamo orgogliosi di fare qualcosa: quando accadde la tragedia del Grande Torino, ci vennero incontro molte squadre. Pensavamo fosse necessario intervenire”.
Ed è grato di tutto questo il numero uno del club brasiliano, Plinio: “Quando accadde la tragedia del Grande Torino ero molto piccolo. Solo col passare degli anni ne ho colto la vera portata. Ricominciare da zero con la Chapecoense è stato difficilissimo, ho perso molti amici, e si sono salvati solo in quattro. È stato faticoso, un percorso tormentato. Ma siamo orgogliosi dei risultati ottenuti: è come aver fatto tre volte il giro del mondo”.
Ma come si riparte da una tragedia simile? La voce ferma, pacata di Ruschel lo fa capire in poche battute: “Dall’anima. Dio mi ha dato la forza di vivere una seconda volta, e di fare quello che ho sempre amato, cioè giocare. Quando sono uscito dall’ospedale ho subito pensato di voler riprendere, anche per il rispetto e la memoria dei miei compagni”. Così è stato.
Valentino Della Casa
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