È stato un altro 4 maggio strano per i tifosi del Torino. Il giorno della celebrazione dei Caduti di Superga è stato vissuto ancora senza di loro. I luoghi delle celebrazioni sono irraggiungibili. Superga semi deserta, il Filadelfia chiuso.
Si era aperto tutto in mattinata con un evento storico, anche se figlio della situazione. Alla Basilica di Superga non è salita la squadra per motivi di sicurezza, ma solamente la dirigenza con i parenti delle vittime.
La tradizione vuole che a leggere i nomi dei Caduti sia il capitano della squadra, ma Belotti non c’era come gli altri compagni. La voce allora l’ha prestata Urbano Cairo, il primo presidente dopo Ferruccio Novo (quello del Grande Torino) a scandire i nomi incisi sulla lapide di Superga. “Oggi è stata una giornata totalmente inaspettata. Ossola mi ha chiesto di leggere i nomi ed è stato emozionante” ha poi raccontato Cairo al termine della funzione.
Dopo Superga è stata la volta del Cimitero Monumentale, dove Don Robella, il cappellano del Torino, ha celebrato la funzione. E da lì l’attesa per le 16.40, il momento dell’omelia del parroco davanti ai giocatori e alla società.
Il luogo come un anno fa è stato il Filadelfia, dove dalle 14 in poi alla spicciolata sono arrivati anche i tifosi. Tutti arrivati con la speranza di poter assistere all’omelia. Una speranza tradita. Il tutto si è svolto sugli spalti dello stadio, mentre fuori l’attesa aumentava.
Poi da fuori si sente risuonare una tromba, quella di Oreste Bolmida. In un 4 maggio normale quel suono avrebbe anticipato la lettura dei nomi sulla lapide, in questo la fine dell’omelia.
Fuori dai cancelli del Filadelfia i tifosi sono delusi, volevano poter partecipare anche loro in qualche modo. A calmare la situazione è intervenuta la squadra. Nicola e i suoi ragazzi arrivano davanti al cancello di via Filadelfia e il vociare nervose si trasforma in acclamazione e applausi.
Ansaldi firma autografi, Nicola si prende l’affetto della sua gente. Un amore che continua a ritrovare anche all’uscita su via Spano, quando ferma la sua macchina davanti al garage e si ferma con i tifosi presenti. Foto, battute e sorrisi. Tanti sorrisi.
Il primo 4 maggio da allenatore di Nicola è stato atipico, ma alla fine è riuscito a prendersi quell’amore che uno stadio vuoto non gli può dare. È uno dei primi momenti con la sua gente. È la dimostrazione che sta lasciando il segno. Ma lui pensa solo alla salvezza dice ai tifosi. In cuor suo, però, spera anche in una riconferma. Così tra un anno potrebbe vivere un 4 maggio normale. Tutto il popolo granata lo vuole.
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