Sandro Tonali, Newcastle (Imago)
Il centrocampista azzurro si è raccontato a 360° tra l’esperienza inglese, la nuova vita dopo la squalifica e non solo
Sandro Tonali è un giocatore forte, ma soprattutto un uomo molto forte, che da un momento all’altro si è ritrovato catapultato in una realtà quasi parallela, in cui tutto è diventato negativo.
La sua dipendenza dalle scommesse gli ha tolto quello che più amava della sua vita, il calcio, e questa è stata una grande lezione per lui.
Ma nel periodo senza calcio è nato un nuovo Tonali, più consapevole di sé stesso e più vicino alla realtà, lontano dal mondo delle apparenze dei social.
Il centrocampista del Newcastle e della Nazionale si è raccontato ai microfoni di La Repubblica, parlando di come la sua vita sia cambiata da quel 27 ottobre del 2023.
Prima di tutto, Tonali ha parlato di come tutto sia cambiato: “No, non è esagerato parlare di una prima e di una seconda vita. Il mio stile di vita era negativo. Ero chiuso con tutti e questo mi faceva cambiare comportamento: anche con le persone che mi volevano bene e alle quali volevo bene. Ero così sia al campo di allenamento sia a casa, con amici e familiari. Oggi, per fortuna, sono diverso“.
Poi, sul proprio problema: “Credo in realtà di non avere mai avuto la consapevolezza che le scommesse stessero diventando una dipendenza. Quando una persona si ritrova in una situazione del genere, è difficile chiederle se è malata. Ti dirà sempre di no, anche se sente che non è così. Non può pensare di avere quel problema, quindi tende a nasconderlo”.
Da lì la scelta di trasferirsi in Inghilterra, ancor prima che scoppiasse il caso. E il Regno Unito l’ha aiutato tanto: “Compagni e allenatore mi hanno sempre tenuto dentro, come staff e dirigenza. I tifosi del Newcastle e quelli avversari non mi hanno mai giudicato. Qui rispettano i problemi di tutti, non calcano la mano e cercano di aiutarti. L’aiuto più grande me l’hanno dato il professore Gabriele Sani, primario del reparto di psichiatria dell’ospedale Gemelli di Roma, i miei familiari, Giulia, Andrea Romeo e la sua famiglia che sono qui accanto a me, i miei procuratori. Questa situazione ha rinsaldato il rapporto”.
Ma come ha passato la squalifica il centrocampista? “Il primo mese ero in viaggio tra Italia e Inghilterra. Non ho mai sfiorato la depressione, perché ho lavorato subito su me stesso. Tre colloqui a settimana online e uno in presenza ogni mese, non ne ho saltato uno. Si parlava sempre del giorno prima, con tre lavori specifici: uno sulla mia persona, l’altro sul gioco d’azzardo e l’ultimo era il compendio. I 16 incontri organizzati dalla Figc li ho fatti in Italia, e incontravo i giovani delle squadre e gli staff”.
E infine, un retroscena calcistico: “Mi è capitato di pensare a quando potevo andare all’Inter. Non l’ho mai accettato: non perché non sia una squadra forte, ma non mi reputavo felice al 100%. Ogni giorno se ne parlava. Sentivo il mio procuratore e i dubbi erano grandi. La chiamata di Paolo Maldini ha cambiato tutto, mi ha fatto felice e ho detto: “O vado al Milan o resto al Brescia”. Me l’ha trasmesso mio papà, questo legame col Milan“.
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