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Da esempio nelle giovanili del Milan a avversario: la storia di Pobega

Settembre 2004. Al campo sportivo del San Luigi (Trieste) padre e bimbo di appena cinque anni si avvicinano all’allenatore: “Salve, quando potrebbe iniziare mio figlio?”, “Anche subito”. Il tempo di spogliarsi, mettersi gli scarpini e il bambino è in campo: primo pallone toccato, stop elegante con il sinistro e cannonata nella porta opposta. Gol. Erano passati solo pochi secondi, ma l’allenatore aveva già capito tutto: "Bene, lo prendiamo”. Il bambino era Tommaso Pobega. L’allenatore invece si chiama Nicola Lombardi, e a Gianlucadimarzio.com ha raccontato le prime esperienze con il pallone del centrocampista dello Spezia nato a Trieste, e con un passato nelle giovanili del Milan. Lo stesso club che ne detiene ancora il cartellino, e che adesso si troverà di fronte.  

LO SCATENATO BUONO

Impressionò subito, soprattutto sotto l’aspetto caratteriale. Era uno scatenato buono: in campo si trasformava in un leone, ma fuori è sempre stato una persona squisita e molto ben educata”, ci racconta il signor Lombardi, il primo allenatore di Pobega. “Era talmente forte che sin dai primi anni lo facevamo giocare con quelli più grandi di lui anche di due anni”. Adesso che di anni ne ha 21, Pobega è già arrivato in Serie A, ha realizzato i suoi sogni e aspetta di avverarne altri: “Sin da piccolo diceva a tutti che avrebbe voluto diventare un calciatore professionista”. Forza fisica, mentale, a cui si aggiunge la fortuna di crescere con le persone giuste: “Una delle sue forze è stata quella di avere una famiglia esemplare: i suoi genitori sono eccezionali, non hanno mai interferito sulle sue scelte, sono sempre stati disponibilissimi per farlo crescere nel migliore dei modi”.

CURIOSO DI PROFESSIONE

Adesso Tommaso è cresciuto. Classe 1999 ma già uomo. È appassionato di basket, il suo idolo è LeBron James e la curiosità lo spinge verso mete sconosciute. Ama studiare e scoprire cose nuove. Un desiderio di conoscere luoghi inesplorati che per adesso lo spinge da centrocampo fino al gol. L’anno scorso fu il primo marcatore in Serie B della storia del Pordenone. In questa stagione è già a quota tre reti al suo primo anno in Serie A: “Fa gol perché non si ferma mai. Corre sempre e si butta dappertutto senza timore”, ci spiega Giancarlo Palombita, ex cestista di alto livello nell’ambiente triestino, nonché suo grande amico.

COMPETITIVO DI NATURA

Nessun limite, solo orizzonti” è la frase usata per motivare i calciatori da Vincenzo Italiano, l’allenatore perfetto per un curioso di professione come Tommaso Pobega. Voglia di scoprire, di mettersi in gioco. La stessa che lo ha avvicinato al mondo del calcio. All’inizio, però, provò col basket, seguendo le orme del fratello più grande. Ma nelle categorie giovanili della pallacanestro oltre agli allenamenti non c’erano partite ufficiali in cui mettersi in mostra. Fu anche per quel motivo che scelse il calcio, dove avrebbe potuto giocare partite vere da subito: “Cercava già allora l’agonismo e la competizione”, ci spiega Sebastiano Pobega, suo fratello maggiore. Curiosità, passione e grande carattere: “Quando andavo a giocare a calcetto con i miei coetanei e i miei compagni, tra cui anche Giancarlo, Tommaso voleva sempre venire con me. Nonostante fosse più piccolo, voleva venire, giocare e vincere. Non aveva paura”. A giocare con i più grandi era stato abituato sin dalla più tenera età.  

È proprio durante un calcetto in quel di Trieste che è nata la grande amicizia con Giancarlo Palombita: “Rimasi stupito dal suo carattere: è determinato, uno che non molla mai, ma soprattutto è umile. Siamo diventati amici, ed è nato un bel rapporto. Avendo giocato da professionista so dargli consigli da maestro soprattutto nei momenti per lui più difficili”. Momenti inevitabili, in un percorso di crescita: “Nel Milan all’inizio soffriva un po’ sotto l’aspetto fisico. Gli altri sviluppavano muscoli prima di lui. Ma lui invece di buttarsi giù si mise a lavorare ancora di più. Un anno dopo Gattuso gli ha dato la fascia di capitano. Durante il lockdown si è allenato tantissimo anche con me (adesso Palombita fa il Personal Trainer, ndr). In generale, è sempre stato uno che si è allenato più degli altri. Ha una forza di volontà incredibile e una voglia di lavorare fuori dal comune”. 

Dicevamo del Milan: la strada che lo ha fatto diventare grande si è tinta di rossonero. Il salto di qualità e le responsabilità a vestire la maglia di un grande club non gli hanno mai fatto paura. Tutt'altro: "Nonostante all'inizio fosse piccolo fisicamente, Tommaso era un esempio, e non solo per i suoi compagni". Alessandro Lupi, suo allenatore negli allievi del Milan, e poi in Primavera, si spiega ai nostri microfoni: "Mi ricordo che quando facevamo le analisi video la mattina con tutti gli altri allenatori del club, e anche in quelle con i ragazzi, lo prendevamo spesso come esempio. Faceva esattamente quello che gli veniva richiesto, sia in allenamento che in partita. Già allora dimostrava di essere un ragazzo intelligente, che recepiva velocemente ciò che gli veniva insegnato e lo riproduceva benissimo in campo". Ragazzo con la voglia di imparare e crescere, nato con la mentalità vincente in corpo: “Non voleva perdere neanche le partitelle di calcio tennis”.

CUCINA, STUDI E SERIE TV

Il calcio ora fa parte della sua vita, ma c’è anche molto altro. La curiosità lo muove anche in cucina: “Gli piace cucinare, sperimentare ricette nuove, ed è appassionato di serie televisive. Adesso si è anche iscritto all’Università per seguire i corsi di economia, così da tenersi aperte nuove strade oltre a quella del pallone”, ci spiega il fratello Sebastiano.

Adesso Pobega si trova di fronte il Milan in campionato. Passato e futuro. Con la maglia dello Spezia che rappresenta il suo presente. A Milano lo conoscono bene, e non vedono l’ora di riaccoglierlo. Ma stavolta dovranno provare a fermare la sua straripante voglia di successo. Per non passare un’altra settimana in sala video a mostrarlo come esempio. Questa volta da avversario

Andrea Campioni

Nato nel ’96 e cresciuto in una sala stampa. Iniziai a giocare a calcio ma ben presto mi fecero capire che non sarebbe mai diventato il mio lavoro. Piedi storti e mano ferma, così decisi di cambiare lavoro. Chirurgo? No, giornalista. Penna, tastiera o microfono poco importa, l’importante è raccontare storie.

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