Chiamatelo “il fratello di Hazard” e gli farete un dispetto. “Mi chiamano spesso così, soprattutto quando segno”. Tipo domenica sera: missile di destro all’angolino per la rete che elimina il Portogallo e spedisce il suo Belgio ai quarti di finale di Euro 2020. Segna Thorgan, “l’altro Hazard”. Un giocatore pieno di talento cresciuto finora nell’ombra del fratello. Adesso è alla ricerca della sua emancipazione calcistica: questo Europeo potrebbe essere il suo ultimo trampolino di lancio. Occhio Italia, di Hazard non ce n’è solo uno.
A dirla tutta ce ne sarebbero tre. Eden, Thorgan e Kylian Hazard, il più piccolo che gioca in Belgio. Figli di papà Thierry e mamma Carine, entrambi ex giocatori professionisti: il padre era mediano, la madre attaccante. I figli sono diventati trequartisti: non poteva che essere questo il frutto della loro unione. Thorgan è un classe 1993 ed è cresciuto nei settori giovanili del Royal Stade Brainois e del Tubize. Poi la chiamata della Francia. Aveva due scelte: Lens o Lille. Sceglie Lens: “Nel Lille era cresciuto Eden, volevo evitare il più possibile i paragoni con lui”. Nel 2012 però è ‘costretto’ a seguire il fratello al Chelsea, impossibile da rifiutare, dove però non esordirà mai in prima squadra e viene girato in prestito prima allo Zulte Waregem, poi al Borussia Monchengladbach che nel 2015 lo riscatta: è lì che Thorgan inizia a giocare con più continuità e a diventare il giocatore che è oggi. Tanto che nell’estate del 2019 cambia Borussia e va al Dortmund, che lo acquista per più di 25 milioni di euro.
Thorgan Hazard poteva essere un portiere. Il rito d’iniziazione col calcio è stato tra i pali: “Essendo più piccolo di Eden mi dovevo un po’ sacrificare. Lui si allenava a calciare e io dovevo stare in porta”. Parando i tiri del fratello migliorò molto, tanto da pensare di cominciare in porta anche agonisticamente. “Non era male fare il portiere, mi piaceva. Poi però pensavo all’inverno e al freddo: non faceva per me. A me piace correre”. Allora meglio fare il trequartista: “Amo giocare in quella zona, fare assist ai miei compagni e soprattutto mandare in bambola le difese avversarie variando zona e cambiando posizione”. E infatti Thorgan Hazard può giocare in ogni spazio della trequarti: ala destra, sinistra o anche al centro. In una partita, copre tutti questi spazi.
Tirare da fuori area è un’ossessione per Thorgan. Da piccolo lo rimproveravano, ma la tentazione è sempre stata quella di provarci non appena gli si aprisse uno spazio libero: “Ho sempre lavorato tanto sul tiro da fuori”, raccontò in un’intervista rilasciata a Onze Mondial. “In allenamento mi diverto anche se a volte faccio innervosire allenatore e soprattutto i compagni. Spesso la palla esce ma a me stesso dico che continuando a tirare prima o poi la palla entrerà in porta”. Il lavoro paga: ne sa qualcosa Rui Patricio.
Thorgan è un nome fuori dal comune. La scelta la spiegò il padre al quotidiano belga DH: “Decidemmo di chiamarlo così ispirandoci a Thorgal, l’eroe vichingo del fumetto fantascientifico che porta lo stesso nome. Mia moglie volle cambiare la lettera finale. Da Thorgal a Thorgan, per distinguerlo. Ma non eravamo neanche sicuri che ci accettassero la scelta all’anagrafe. Invece la accettarono”. Ora il ragazzo ha 28 anni ed è nel pieno della sua crescita. La sua perseveranza sta portando i suoi frutti. Il solito tiro da fuori è entrato: “È il gol più importante della mia carriera”. Il suo Belgio continua a sognare e affronterà l’Italia ai quarti. Occhio a Thorgan Hazard: non è più solo “il fratello di Eden”.
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