Theo Hernandez con la maglia dell'Al-Hilal (Imago)
Le parole di Theo Hernandez sul suo passato al Milan e sul presente in Arabia Saudita.
Per sei anni, la fascia sinistra di San Siro è stata il suo regno. Con quella maglia numero 19, Theo Hernández non ha solo vinto uno Scudetto storico, ma ha ridefinito il ruolo di terzino moderno, trasformando ogni recupero palla in una carica inarrestabile verso la porta avversaria. 262 presenze, 34 gol e un legame viscerale con un popolo che lo ha eletto a idolo indiscusso fin dal primo giorno.
Oggi, però, l’orizzonte di Theo è cambiato. Dal luglio 2025, il “treno” francese corre sotto il sole dell’Arabia Saudita con i colori dell’Al-Hilal.
Sotto la guida di Simone Inzaghi e immerso in un campionato in continua ascesa, Hernández sta affrontando una sfida diversa: dimostrare di poter essere dominante anche lontano dall’Europa, mantenendo intatta quella fame di vittorie che lo ha reso uno dei migliori al mondo nel suo ruolo.
In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ha parlato del passato e del presente. Di seguito le sue parole.
La scelta non è stata difficile: “A Riad si vive benissimo. Inzaghi? Mi ha detto ‘Andiamo a vincere insieme?’. So che all’Inter lo chiamavano ‘demone’: in campo una persona, fuori un’altra. Milan? Li ho incontrati prima della partita contro il Napoli. Mi dispiace abbiano perso. Ho detto ‘bravo’ a Bartesaghi, si merita tutto. Non sarei mai andato via. Dicevano che avessi chiesto cifre esorbitanti per il rinnovo, ma era tutto falso”.
Il suo addio al Milan è stato travagliato: “Quando sono arrivato c’erano Massara, Boban e Maldini, il mio idolo. Poi è andato tutto in peggio. So che ho commesso degli errori, ma siamo umani. I tifosi sanno chi è stato Theo al Milan. Aggressioni? Sono stato male nel leggere certe cose. È tutto falso. Anche la questione del cooling break con Leao: eravamo appena entrati e siamo rimasti lì, non è vero che avevo un brutto rapporto con Fonseca”.
Poi, ha continuato: “Avrei meritato un trattamento migliore. Alcuni compagni mi spingevano a restare, ma quando un dirigente ti dice ‘se rimani ti mettiamo fuori rosa’ cosa posso farci? Al mio agente ho sempre detto di non dirmi nulla, in Italia avrei giocato solo al Milan. Maldini? Il giorno in cui mi ha chiamato è stato il più bello della mia vita. Se sono diventato ciò che sono è anche grazie a lui. Il suo addio mi ha reso spaesato”.
Sul suo Milan di Pioli e Leao: “Dopo il 5-0 di Bergamo Pioli fu duro. Ricordo i suoi discorsi e la sua calma. Lo scudetto del 2022 è nato da quella sconfitta. Leao? È fortissimo, ma ogni tanto ha la testa non si sa dove. Lo vedo bene nel suo ruolo, non come punta. Maignan? Ha una situazione simile alla mia, e con me non è finita bene. Ero il terzino più forte in Serie A, ora mi piace Nuno Mendes in Europa”.
Infine: “L’obiettivo è vincere il Mondiale insieme a mio fratello. Spero ci sia anche l’Italia. Se il Milan dovesse vincere lo scudetto? Festeggerei in mezzo ai tifosi. Tornare? Finché ci sono certe persone non torno”.
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