Mentre gli domando chi fosse da bambino, Pierluigi Casiraghi si trova in Qatar, dove attualmente è vice di Zola sulla panchina dell’Al-Arabi. Sorride – ad ascoltare la domanda che gli rivolgo – e sembra ripercorrere con la mente, tutti quegli anni che si è lasciato indietro, ormai già da un po’, che oggi ritornano nel giorno del suo compleanno. Oggi sono 47: “Ero un ragazzino come tanti, che si divertiva a giocare nel cortile sotto casa e all’oratorio con gli amici. I rapporti a quei tempi si instauravano guardandosi negli occhi. Qualcosa di speciale a dire il vero lo avevo, era il mio peluche preferito, non certo perché gli altri bambini non ne avessero uno, ma perché il mio era un pallone da calcio! Sempre con me, ovunque fossi, c’era anche lui”.
La voce di Pierluigi sembra rilassata, la distanza tra l’Italia e il Qatar sembra non esserci, avverto un pizzico di emozione quando mi parla di sua moglie, Barbara: “L’ho conosciuta quando ancora non facevamo 30 anni in due! Lei aveva poco più di 16 anni ed io 18 o 19. Quando cresci insieme, condividi il bello e il brutto di una persona e della sua carriera. E se la carriera è quella di un calciatore, la vita ti regala tanti vantaggi ma altrettanti colpi di scena: in alcuni sali sul palco, in altri si chiude il sipario. Noi ci siamo accompagnati in un cammino, che continuiamo a percorrere insieme e questo penso sia il fattore più significativo, che fa di lei, tra tutti, l’incontro più importante della mia vita”. Un lato romantico, quasi inaspettato, per chi si muoveva su tutto il fronte dell’attacco lottando per i compagni col suo metro e ottantadue centimetri di pura forza. Lui, che se non fosse diventato calciatore avrebbe studiato economia e commercio, spinto da un amore per la finanza che lo appassiona ancora: “Sono nato in un paesino della Brianza, dove l’obbiettivo più grande era andarmene lontano, ovunque, ma lontano da li. Quella realtà, che comunque porto ancora nel cuore, stava stretta ad un ragazzo con la voglia di diventare qualcuno.”
E quando c’è da parlare di qualche rimpianto, ha un’idea ben precisa sulla questione: “La vita è fatta di scelte e nessuna scelta è un errore. Le scelte sbagliate ti portano ad un risultato: forse la maggior parte delle mie scelte sbagliate sono anche state le migliori che ho preso. Lo scopri con il tempo, quanto hai guadagnato da quell’errore.” Il pensiero vola a quell’8 novembre del ’98, a quell’infortunio al ginocchio che gli costò caro: “Se potessi cambiare una sola cosa della vita che ho vissuto fin’ora, non andrei più su quella palla. Però a pensarci bene, se non ci fossi andato, non sarei stato me stesso. Io non mi sarei mai fermato. Forse l’unica cosa che cambierei della mia vita, è anche l’unica che rifarei.” Nel giorno del suo compleanno, l’ex bomber vive la sua quotidianità: allenamenti, pause e… Un’intervista. Un modo diverso per augurargli “Buon compleanno Gigi Tyson!“
Giulia Sulis
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