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Tacconi: “Buffon? E’ la leggenda di oggi. Il futuro è Donnarumma, Meret e Cragno”

Zoff, Tacconi, Peruzzi, Buffon: la Juventus negli ultimi 50 anni è sempre stata in “buone mani”. A raccogliere il testimone di Stefano Tacconi fu Angelo Peruzzi, ma questo non ha impedito all’ex portierone umbro di parlare anche di Gigi Buffon nell’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport.

Buffon? “E’ la leggenda di oggi. Ha esperienza, forza morale, posizione, occhio ed eccelle tra i pali. Tempi diversi. Forse io ero più scattante e atletico. Il futuro è di Donnarumma, che ha grande carisma, Meret e Cragno. Tra gli stranieri Skorupski. Io ringrazierò per sempre Zoff. Mi ha dato tanto e venivo dopo di lui. È stato il mito. Mi ha allenato e gli davo del tu, i miei compagni non lo facevano”. Un po’ di amarcord: “I palloni, quando pioveva, si inzuppavano. E le maglie. Ne ho scambiate tante, molti volevano quella di Tacconi. Ma non ne ho più una mia. Per darla al museo Juve ho dovuto chiederla sui social. È arrivata da Malta. Sono felice, la gente mi ferma e i miei 4 figli sono tutti bianconeri”.

Passato da interista, futuro da cuoco: “E pensare che da bambino ero interista. Sono diventato l’orgoglio di due genitori operai e comunisti, mi hanno sostenuto, sono diventato il più bravo di tre figli calciatori: avevo più carattere, personalità e pazzia di Giuseppe e Piero, centrocampisti. Ma non sarò mai comunista. Avevo 11 anni nel ‘68, vidi un accoltellamento. Mi ha segnato quell’episodio. Ora il mio futuro è in cucina. Sono cuoco. A settembre aprirò ad Assago, 25 posti in una cascina che avrà anche pochi posti letto. Solo venerdì e sabato sera e domenica a pranzo. Ma cucinerò io, i miei piatti umbri, quelli che mi riescono meglio a casa dove Laura non tocca i fornelli. E forse tenterò Master Chef Vip. Siamo stati io e Zenga a sdoganare lo stereotipo del calciatore. Che tempi a Pressing con Vianello e a Casa Mosca”.

Esperienza nella Juve. L’erede di Zoff: “La cosa più difficile è che venivo dopo Zoff. L’ho superata. Il momento più bello? Il primo anno dimostrai agli scettici, io che venivo dall’Avellino, che valevo la Signora. Poi, certo, Tokyo, l’Intercontinentale, i due rigori parati. Il più brutto? L’Heysel. Ma nel libro ho scritto io quel capitolo. E ho messo le foto, per non dimenticare quel che nel calcio non deve succedere. Poi c’è il terremoto vissuto ad Avellino dove ho incontrato i più grandi amici, Favero e Vignola, e la famiglia Sibilia. La Juventus di oggi? Stupenda. Mi piacciono, hanno la nostra forza, non pensano solo ai soldi”.

In chiusura d’intervista si parla della finale di Champions: “Non sarò a Cardiff ma in un Juve Club a Marina di Massa. Ma sento che vincono. Sono carichi, c’è aria di Triplete e il Real ha vinto le ultime due finali giocate. Quindi…”.

Redazione

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