Jan Andersson è il commissario tecnico della Nazionale svedese che affronterà l’Italia nel decisivo playoff verso Russia 2018. E’subentrato al CT Hamren per smaltire la deludente spedizione di Euro 2016, in cui la Svezia ha terminato il proprio girone con un solo punto in tre partite. In un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, il 55enne allenatore svedese ha fatto il punto sulla sfida, raccontando anche qualche aneddoto particolare: “L’Italia è una grande nazionale con tanta storia e tradizione. È ovvio che incontreremo un grande avversario e ho rispetto per l’Italia e per il compito che ci aspetta. Rispetto, ma non paura. Ci è capitata l’Italia, ma dobbiamo fare il nostro lavoro. Io sono uno concreto. Da appassionato ho seguito il calcio in tanti Paesi. Quello italiano in particolare negli anni 80 e inizio 90. Era molto forte e bello, mi ricordo il grande Milan. Baresi era uno che mi piaceva molto, anche Maldini, gran carriera. Ho studiato la difesa dell’Italia di allora… Anche Gentile mi piaceva molto“ Un Andersson molto cinico: “Non dobbiamo più pensare alla storia. Non ha nessun’importanza Gentile o quante volte l’Italia abbia vinto i Mondiali. Conta solo il presente, la forma di oggi, i giocatori e il gioco attuali. Il loro e il nostro. Nella Svezia non c’è più Zlatan Ibrahimovic, stella della Nazionale negli ultimi quindici anni: “Non vivo di desideri o fantasie. Quando ho iniziato questo lavoro ad agosto 2016 ho telefonato a Zlatan e abbiamo parlato. La sua decisione per ora è di non giocare più in nazionale. E lo capisco, la nazionale ruba tempo. Non è più un ragazzino, ha viaggiato tanto. E allora devo rispettare la sua scelta”. E infine l’amuleto in cucina con cui provare a battere l’Italia. Il wurstel: “È una tradizione svedese da ormai 60 anni. Io lo mangiavo già da bambino quando andavo allo stadio. Non è scaramanzia ma buona abitudine. Mi piace, il wurstel è buono e fa parte del rituale pre-partita”
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