Zion Suzuki, Parma (Imago)
Il Parma può contare su un Suzuki in più: il portiere è tornato rigenerato dopo la sosta per le nazionali
Zion Suzuki è tornato da eroe a Parma. In questa sosta per le Nazionali, con il Giappone ha battuto il Brasile di Carlo Ancelotti in rimonta. Da 0-2 a 3-2, costringendo i verdeoro alla prima storia sconfitta contro i samurai.
Una piccola iniezione di autostima per il portiere nipponico, chiamato a riscattare un inizio altalenante in crociato. Per qualche partita non è stato il vero Zion, lo stesso che l’anno scorso era tra le colonne portanti su cui ha poggiato la squadra di Cristian Chivu.
Il numero uno crociato ha scelto – di comune accordo con la società – di disputare un’altra stagione in Serie A, nonostante l’interesse di diverse squadre.
In un suo ideale progetto di crescita, Parma rappresenta una tappa importante per Suzuki che vuole migliorare le sue performances e continua a lavorare con Nicola Pavarini.
Oggi Zion Suzuki lo segue, lo ascolta, gli chiede consigli e, dopo ogni allenamento, si ferma al campo per analizzare il lavoro e capire dove deve migliorare. Il portiere giapponese ha una cura maniacale del suo corpo, con una specie di ossessione (positiva) per l’alimentazione.
Per lui il lavoro settimanale è sacro. Ha dei percorsi costruiti ad hoc che segue per la sua struttura muscolare, segue abitudini e fa esercizi per migliorare la sua elasticità. Quando va in ritiro con la Nazionale allena la reattività con una pallina da tennis.
A Collecchio si allena con palloni dal peso diverso. Una volta quello da volley, più leggero, un’altra quello ovale da rugby. Gli serve per migliorare la manualità e aumentare la tecnica. Lavora molto sulla simulazione di diverse situazioni di gioco.
Per replicare le situazioni di disturbo in area, per le uscite e il controllo della postura, si serve delle tradizionali sagome, raramente punching ball, spesso pupazzi di gomma.
Zion lavora anche sulla reattività e lo fa per mezzo di occhiali stroboscopici, uno strumento all’avanguardia che, per mezzo di luci intermittenti, blocca temporaneamente la vista dell’atleta creando una sorta di effetto stroboscopico, appunto, forzando il cervello a concentrarsi sul movimento del corpo, senza tralasciare l’aspetto fisico e tattico. Oltre a questo marchingegno, Zion esegue esercizi con luci colorate che si accendono a intervalli e lo indirizzano nel punto di accensione dove cade il pallone.
Dopo aver ribaltato il Brasile, con qualche parata decisiva e giocate da libero aggiunto, Suzuki lavora per convincere pure Cuesta. Il suo coinvolgimento nel gioco crociato è pressoché totale. Oggi lavora per farsi trovare pronto già da Marassi, lo stadio più all’inglese della Serie A. Uno stadio da Premier, destinazione preferita di Zion.
A cura di Guglielmo Trupo
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