Il campionato si ferma, il calcio no. E via, si riparte con le nazionali, europee e non solo. In Sudamerica non è tempo di amichevoli, anzi: in palio c’è la qualificazione ai Mondiali del 2018. Tanti anche i giocatori della Serie A scesi in campo tra la serata di ieri e la notte, soprattutto in Cile – Argentina e Bolivia – Colombia. L’Albiceleste, in terra cilena, grazie ai gol di Di Maria e Mercado, è riuscita a strappare un’importantissima vittoria per 2-1: buona prova in cabina di regia per Biglia, rimasto in campo per tutti i 90’; mentre Higuain, subentrato ad Aguero al 66’, non è riuscito a trovare il gol. Per il Cile, invece, sfortunata la prova di Mati Fernandez, sostituito al 7’ per un colpo subito e da valutare nelle prossime ore; 90’ poi, per Medel, il migliore della difesa ‘Roja’ e solamente 20’ disputati dal subentrato Pinilla.
Nella partita giocata invece a La Paz, tra Bolivia e Colombia, sono stati 4 gli ‘italiani’ scesi in campo: 90′ per Murillo, che ha anche commesso il fallo da rigore (tocco di mano) capace di riaprire il match sullo 0-2 e prove positive per Cuadrado e Bacca: letale, come di consueto, con un gol ed un assist. Proprio all’attaccante del Milan è subentrato al 68’ Muriel. A rubare la scena nella vittoria dei ‘Cafeteros’, tuttavia, è stato il giocatore subentrato all’84’ a Cuadrado, Marlos Moreno: azione personale e assist decisivo per Cardona, nella sofferta vittoria per 3-2.
Storia particolare, la sua: nome scaturito da un errore dell’anagrafe (mamma Maria voleva chiamarlo col nome del suo attore preferito, Marlon Brando) e vita dura, in quel di Medellin, nella Colombia occidentale, e più precisamente nel barrìo Manrique Oriental. Famiglia umile: alla signora Maria toccava l’arduo compito di mantenere 7 figli tra cui proprio Marlos, il più piccolo. Il bambino passava le giornate tra i campi dal calcio del quartiere: la passione per il ‘futbol’, quella sì, era davvero cosa innata: spensierato, tra tunnel, doppi passi e gol. Poi la svolta, a 10 anni: Eladio Tamayo, ex giocatore e coordinatore della scuola calcio Leonel Alvarez, che non ci pensò due volte prima di bussare alla porta di casa Moreno: “Signora, che ne pensa di lasciar che mi occupi della crescita, calcistica e non solo, di suo figlio? Il ragazzo ha talento”.
Proposta accettata: dopotutto, l’opportunità di garantire una formazione professionale al figlio era di quelle da non perdere. Marlos cresce e matura, prima di passare, poco più grandicello, in uno dei più grandi club della Colombia: l’Atlètico Nacional. Velocità, talento, carattere e personalità: lo chiamano “el diablo negro”, perché con la palla al piede sa solo far male. A maggior ragione quando Juan Carlos Osorio, al quale resterà sempre grato, si rivelerà abile nell’adattarlo a giocare in tutte le posizioni d’attacco. Soprannomi e grandi qualità ma… qualche panchina di troppo, e nella sua mente si palesa l’idea di cambiare squadra. “Nell’Atlètico puoi crescere e diventare idolo della tifoseria, non mollare!”, lo esorta Tamayo, una specie di secondo padre per Marlos.
Messaggio recepito: continuità trovata e prime convocazioni in prima squadra. Audacia ed esplosività. Risultato? Finora 23 presenze, condite da 8 gol e 5 assist tra i ‘grandi’: gli scout di mezza Europa hanno già segnato e più volte sottolineato il suo nome sul taccuino. “La mia vita è cambiata: per strada la gente mi ferma per chiedermi foto e autografi. Non mi aspettavo tutto ciò”: piedi ben saldi a terra: quello sempre, come imparato da Eladio Tamayo. Perchè poi, con lavoro e costanza, si arriva a giornate come quella di ieri: 8’ minuti per esordire coi ‘Cafeteros’ e risultare decisivo con l’assist vincente nella vittoria a La Paz. Porto e PSG le due squadre che, per ora, hanno palesato il maggior interessamento, ma c’è da scommetterci: da qua al mercato estivo, non saranno sicuramente le uniche.
Alberto Trovamala
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