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Su e giù Genzano-Formello, oltre i sacrifici: la “baby” Lazio si gode Miceli, storia di una metamorfosi

In principio segnava “sei reti a partita”. Anni? Otto. Trofei vinti? “Dodici!”. E le coppe sono ancora a casa. Alessio giocava lì davanti ed era una macchina da gol: “Aveva tecnica, un passo svelto, un destro potente”. Oggi è cresciuto e gioca in difesa (da centrale!). Domanda, com’è possibile? “Colpa” di una metamorfosi inaspettata e… “soprattutto di due piedi da regista”. In quanto lui, Alessio Miceli, nasce come trequartista e si è adattato. Parola di Bonatti: “E’ l’esempio lampante del mio modo di intendere il calcio”. Ergo: la duttilità tattica e l’impostazione che “inizia da dietro”. Perché se la Lazio Primavera è prima in classifica a +7 sulla Fiorentina i meriti sono anche dell’allenatore, va detto. E dei suoi ragazzi: Rossi, Portanova, Bezziccheri, Rezzi e infine lui, Alessio Miceli da Genzano, classe ’99. Difensore? Difensore (almeno per ora, in futuro tornerà sulla trequarti). “Non è stato semplice cambiare ruolo” ha raccontato in un’intervista a Lazio Style. Specie per chi, in carriera, aveva sempre segnato tanto. Un po’ di numeri: 15 gol con Franceschini nei Giovanissimi: “Ho visto pochi giocatori calciare così con entrambi i piedi”. Altri 33 con Cesar. Quell’anno lì, col brasiliano in panchina, Scamacca arrivò “solo” a 27 e oggi gioca col Sassuolo. Destini incrociati. Poi un gol da calcio d’angolo, tanti derby vinti e la fascia di capitano degli Allievi Nazionali. Ah, sempre da trequartista.

Specialità? Calci piazzati, sia corner che punizioni. E la capacità di calciare con entrambi i piedi come faceva Hernanes (ps: anche se Miceli studia da Biglia e si ispira a Baggio, ha sempre avuto la numero 10): in stagione ha realizzato 15 assist tra campionato e coppe. Quindici eh, da difensore centrale. Senza contare 3 gol in 23 presenze complessive, il più utilizzato della squadra: “Ho fatto 11 reti con gli Allievi, mi accontenterei di segnarne 5 in Primavera come difensore”. Ambizioso lui, uno a cui piacciono le sfide e non ha paura di confrontarsi. Migliorare. “A fine allenamento mi fermo un po’ di più a calciare le punizioni”. Qualche anno fa si ruppe il malleolo e rimase fermo 4 mesi, strinse i denti e recuperò. Tornando a segnare. Ama i film d’avventura, segue il tennis e va bene a scuola (frequenta istituto tecnico commerciale, indirizzo marketing e finanza). Ragazzo tranquillo, educato, credente, senza alzate di testa. Merito di una famiglia che l’ha sempre seguito, sempre. Insieme a suo fratello Luca che lo sostiene in ogni gara. Brotherhood. Tutto iniziò a Genzano, nel Cynthia di Giancarlo Bizzoni: “L’ho allenato per tre anni!” ci dice in esclusiva.

Poi un provino al Dabliu: “L’hanno preso subito insieme ad altri ragazzi, ma un paio tornarono a Genzano dopo poco tempo”. Oggi, di quel gruppo lì, son rimasti solo lui e Spiezio (terzino, ’99). Un paio di aneddoti: “A volte dovevo toglierlo dal campo perché segnava troppo, non c’era più gusto. Era attaccante e una volta segnò da centrocampo. All’azione successiva dissi di non farlo, ma non feci in tempo a finire la frase che segnò dalla stessa posizione”. Precisione e tecnica. “Con Alessio ci sentiamo spesso, anche coi genitori”. Persone che hanno imparato a conoscere la parola “sacrificio”. Genzano-Formello, andata e ritorno, 60km di sogni e di speranze. Di consigli speciali lungo la Cassia Veientana, circa tre ore di macchina (se tutto va bene): “Avanti e indietro”. Magari pensando all’esordio in Serie A. Pazienza, sì. E sacrifici. Il contratto da professionista non c’è ancora ma la Lazio osserva, Inzaghi lo portò a Torino in Supercoppa quando allenava la Primavera, sempre come trequartista. Già ci puntava. “Avanti e indietro”. Genzano-Formello-Genzano. Strada lunga, sperando che una domenica possa “tagliare” anche per l’Olimpico.

Francesco Pietrella

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