“Pacho, abbiamo fatto una cazzata. Adesso pretenderanno che vinciamo il Mondiale, e invece noi non siamo ancora pronti“.
Hernán Darío Gómez, “el Bolillo“, lo sussurrò a Maturana, il Ct della Colombia di cui era assistente, sul 3-0 per i Cafeteros contro l’Argentina al Monumental. Quella sfida di qualificazione a Usa ’94 sarebbe finita 5-0.
“Eravamo tutti abbracciati, stava per cominciare la nostra prima partita di quel Mondiale, contro la Romania. Avevo sentito le mani di molti dei ragazzi, forse anche di Andrés. Sudavano freddo”.
Con la paura del giudizio e il peso della responsabilità di non poter deludere, la Colombia fu sconfitta nelle prime due partite del torneo da Romania e Stati Uniti, ed eliminata. Prima della partita contro gli Usa, Maturana ricevette minacce di morte: se avesse giocato Gabriel “Barrabás” Gómez, il fratello del Bolillo, e le cose fossero andate male…
“Nella mia vita ho pianto tre volte: la prima, quando è morto Andrés”.
Non solo Barrabás non giocò, ma decise addirittura di ritirarsi per quell’episodio. Escobar invece in campo ci andò. Fece autogol. Qualche tempo dopo, a Medellín, venne assassinato.
Tra una settimana, negli Stati Uniti, sarà di nuovo Usa-Colombia. 22 anni dopo. Qualche giorno più tardi si giocherà Panama-Bolivia. E sulla panchina di Panama ci sarà lui, il Bolillo, Hernán Darío Gómez. Con una lacrima da asciugare, nel ricordo di un campione ucciso per la pressione di un 5-0 al Monumental e per un autogol…
Rosario Triolo
@triolor
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