In collaborazione con RedBull.com
Il carisma del capitano della Cremonese che conosce la gavetta, di promozione in promozione
Ci sono storie che forse riescono ad avere un sottofondo più dolce di altre. E nella città del violino la melodia tocca corde particolari, quella di una squadra che prima dell’estate scorsa ha conquistato all’ultimo respiro la promozione in Serie B e ora, complice la classifica ancora piuttosto corta, è in zona playoff. B come il campionato, ma anche B come Brighenti, il capitano di questa Cremonese, un’orchestra diretta da Attilio Tesser.
Passare da uno studio di commercialisti a studiare come provare a coltivare il sogno di un’altra promozione, restando comunque con i piedi per terra. Il passo può essere tutt’altro che breve. Non per Andrea Brighenti: fascia al braccio e un passato che fa rima con gavetta e sacrifici. Da quando oltre 10 anni fa correva sui campi della promozione a quando, passato poi in serie D, lavorava part-time da un commercialista e il calcio non era propriamente un lavoro. Una passione. Di quelle da non mollare mai, anche a costo di prendere autobus, taxi e strappare passaggi pur di non mancare all’allenamento. Una passione di famiglia: pensiamo al cugino Marco con cui ha giocato insieme in Promozione da giovanissimo, oppure all’altro cugino Nicolò, con cui invece ha condiviso partite a calcetto tra amici. Questa stagione addirittura se l’è ritrovato avversario a Frosinone: è lì che gioca Nico dall’estate 2016, ed è sempre lì che si sono affrontati per la prima volta. I Brighenti contro, solo per 180 minuti in stagione.
Trenta anni compiuti lo scorso 2 dicembre, durante una stagione e un campionato che solo un anno e mezzo fa gli sembravano un miraggio: «Mi piacerebbe misurarmi con la Serie B». Il condizionale che diventa indicativo presente per la prima volta in carriera. Realtà grigiorossa, conquista sudata: «Brighenti merita questa gioia, ha giocato sempre davvero da capitano, sente la maglia e dà il cuore quando gioca». Parola di Tesser nel giorno della promozione in B. E non manca qualche vecchia sfumatura rossonera, come la maglia che indossava quel suo “idolo indiscusso”, Marco van Basten. Videocassette con le sue giocate, le sue reti come fonte d’ispirazione, le immagini e i movimenti del Cigno da ammirare e da studiare, come quel Milan che l’aveva letteralmente conquistato. D’altronde, anche Brighenti vive di gol e per il gol: capocannoniere del Girone A di Lega Pro nella stagione 2015/2016 con 17 reti. Adesso è a quota 3 gol (più uno in Coppa Italia) segnati contro Pro Vercelli, Carpi e Foggia, e 2 assist.
Brighenti è uno che va a 2000 all’ora: «Andava così dal primo giorno d’allenamento, pensavo fosse matto», ha raccontato Tesser. Pazzo d’amore per questo sport al quale non ha mai rinunciato, amante anche del golf e di qualche partita a carte. Ormai non è un mistero che i giocatori della Cremonese per fare gruppo preferiscano la briscola alla PlayStation, per riunirsi intorno a un tavolo e stare insieme non solo in campo o nello spogliatoio. Insieme a tutti i compagni, dal “Lewandowski di Perugia” Scappini a Paulinho, da Ravaglia a Pesce, fino a Cinelli. Una squadra con una colonna sonora chiara, come la melodia di un violino e la storia di chi non si è mai arreso. Di chi conosce il sudore, la gavetta e il valore di un sogno, forse lo strumento più prezioso.
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