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Parma, chi è Stanko Juric: il legame con il nonno, il cibo italiano e la passione per i tatuaggi

Nella “quasi” impresa del Parma a San Siro contro l’Inter in Coppa Italia , il protagonista della squadra di Pecchia è stato Stanko Juric, autore della prima rete della gara. Centrocampista croato prelevato dall’Hajduk Spalato nel 2021, era entrato dalla porta di servizio nel mondo gialloblù. Ai microfoni di gianlucadimarzio.com si era raccontato dopo pochi mesi dal suo arrivo in Italia. 

Foto Parma Calcio 1913

Quanta Italia nell’Hajduk

Stanko, da quando a giugno 2021 si è trasferito in Emilia-Romagna, ha studiato fin da subito la nostra lingua per potersi ambientare nel minor tempo possibile. E pensare che gli ex compagni dell’Hajduk, tra cui Fossati Livaja, gli avevano detto che “il calcio italiano era difficile”. Anche l’allenatore era italiano, Paolo Tramezzani, ma a quanto pare non ha voluto ascoltarli, nel senso buono. 

Il primo gol dedicato al nonno

Non ho paura delle cose nuove, mi piace buttarmi in esperienze diverse”. Una mentalità forte che si è costruito fin da piccolo grazie anche a nonno Ivan, che lo portava sempre agli allenamenti da quando ha cominciato a giocare a calcio: “Avevo un grande rapporto con lui, mi seguiva sempre ed era un grande tifoso dell’Hajduk”. Classe 1996 e cresciuto nel Dugopolje, a 22 anni si trasferisce proprio nella squadra del cuore di Ivan, con cui esordisce il 2 agosto 2018 segnando anche la sua prima rete: “Mio nonno era morto poco prima e avevo scelto il numero 24 in suo onore perché era nato il 12 dicembre e 12+12 fa 24. Ho segnato anche al 24’ minuto e gli ho dedicato il gol”. Tra l’altro l’assist era arrivato dal compagno Toma Basic, che come lui è passato in Italia. 

Il rapporto con Buffon e il cibo italiano

Un filo invisibile ha sempre legato nonno e nipote, anche quando ha dovuto scegliere che maglia indossare dopo il Dugopolje: “Avevo tre offerte nel campionato croato, il Rijeka e l’Osijek, ma ho scelto Spalato, famosa anche per aver visto passare talenti come Kalinic, Perisic, Vlasic e Pasalic. Lì mi ha allenato anche Igor Tudor e con Buffon ne abbiamo parlato perché lo conosciamo entrambi. Gigi è un ragazzo top, sempre molto aperto e gentile”.  

Al top anche la cucina del nostro Paese secondo Stanko: “Mi piace la pasta, me la cucino spesso da solo perché è difficile andare a mangiare fuori per noi calciatori qui in Italia e trovare qualcosa di salutare. Appena sono arrivato a Parma un ragazzo di Lecce mi ha fatto provare il pasticciotto. Qui è tutto molto buono ma non posso lasciarmi andare tanto”. 

La passione per i tatuaggi e gli idoli d’infanzia

Tanti, invece, i tatuaggi sul suo corpo, una vera e propria passione: “Ho cominciato con le date di nascita della mia famiglia e dovevo fermarmi, poi però me ne sono fatti molti altri, ne ho alcuni sulla religione, altri sulla mitologia, ora come ora non saprei dirti quanti ne ho, la schiena non è ancora tatuato ma farò qualcosa anche lì”. 

Parlando di idoli, nel suo ruolo da bambino ammirava Patrick Vieira ma il suo giocatore preferito in assoluto è stato il suo connazionale Milan Rapaic: “Ha giocato nel Perugia ed è stato l’attaccante più forte della sua generazione in Croazia e un giorno spero anche io di poter indossare la maglia della nazionale croata”. 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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