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Spalletti: “Sarebbe bello lavorare con Totti. Vorrei poter cenare con Vialli”

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Luciano Spalletti, ct Italia

In una lunga intervista al Corriere della Sera, il ct della nazionale ha parlato del suo nuovo libro “Il paradiso esiste… ma quanta fatica”

“Il paradiso esiste… ma quanta fatica”, così si intitola il nuovo libro di Luciano Spalletti , scritto con Giancarlo Dotto: “L’ho fatto per lasciare ai miei figli il resoconto della vita che ho vissuto. Per me non è stato facile. Sono un pignolo, un perfezionista, credo di sapere il valore delle parole. Poi mi sono convinto che chi vive una vita da raccontare, ha il dovere di farlo. L’ho fatto evitando acidità e cattiverie, che pure nella mia carriera ho conosciuto e vissuto”.

In una lunga intervista al Corriere della Sera, il ct della nazionale ha voluto ripercorrere le tappe più importanti della sua vita: dalla carriera da calciatore all’avventura da allenatore. Dal club fino all’Italia: nel mezzo, il rapporto con Totti, la città di Napoli e non solo.

Dalla serie C alla A, passando per la Champions League: “È stata una salita lunga, per arrivare fino alla Nazionale. Quando parti da laggiù, dai campi di terra battuta, non dalle squadre blasonate, senza avere la struttura, senza conoscenze di un mondo che vedevi lontano, gli scalini sono sempre alti e scoscesi. Ogni volta che ne sali uno non sai cosa troverai, tutto è sconosciuto”.

Questa, la consapevolezza di Spalletti: “Mi sono reso conto che da giocatore o da allenatore sono entrato negli spogliatoi di tutte le categorie, dai pulcini alla Nazionale? Mi manca solo la prima categoria, magari un domani…”.

Spalletti: “Napoli, città felice e malinconica. De Laurentiis? Dopo lo scudetto non mi telefonò”

“Ho girato moltissime società, moltissime città, ma non ho mai visto, in molti anni, un popolo che sappia essere così felice e così malinconico come quello napoletano”. Due anni, uno scudetto e un ricordo indelebile: l’addio, però, non è stato dei migliori: “Io per questo sarò sempre grato al presidente De Laurentiis per avermi fatto fare quella esperienza. Poi è finita male e mi dispiace. Ho sofferto perché dopo lo scudetto il presidente non ha telefonato a nessuno di noi, non ci ha fatto gioire su un pullman scoperto insieme a quel meraviglioso popolo. Io amo Napoli e il Napoli. E ora spero che la città possa essere ancora molte volte felice. L’altra sera in Champions League ho visto l’Inter che è totalmente all’altezza delle più grandi squadre d’Europa. I nerazzurri, guidati dalla sapienza tattica di Simone Inzaghi, hanno raggiunto per due volte la finale di questo prestigioso torneo”.

Luciano Spalletti è stato in grado di riportare a Napoli un tricolore che mancava dai tempi di Maradona: “In quei giorni ho provato la terribile felicità che si sente quando si regala felicità ad altri, qualcosa che ti fa vibrare in sintonia con persone che non conosci. Ma l’altro momento più bello sarà quando smetterò e non sentirò più sulle spalle questo peso, un peso scelto, ma che spesso mi toglie il fiato”.

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Luciano Spalletti, ct Italia (credits: Mirko Barbieri)

“Totti? Mi piacerebbe che pensassimo a qualche esperienza professionale insieme”

Spalletti e Totti. Un rapporto difficile, controverso che ora ha trovato un lieto fine. “Io gli voglio bene. Lui è il calcio, per me. Istinto, classe, intelligenza pura. Quando lo allenavo, mi rassicurava pensare che il mio futuro dipendesse proprio da quei piedi lì. E mi piacerebbe, ora che tra noi tutto è chiarito, che pensassimo a qualche esperienza professionale, anche fuori dal calcio, da fare insieme”.

E il giorno del suo addio al calcio, Spalletti ricorda bene i fischi dell’Olimpico: “Mi sono pesati. Non riesco, non sono mai riuscito, a farmi scivolare le cose addosso. Mi restano dentro, mi attraversano, mi corrodono. E le vittorie più delle sconfitte. Io ho molto amato quegli anni a Roma. Ancora ricordo l’emozione che provai quando Bruno Conti mi propose, ero a Udine, di allenare i giallorossi. Quella emozione è indelebile, non si cancella, ti rimane addosso”.

La Nazionale e il ricordo di Vialli

Nel corso dell’intervista, Spalletti è tornato sul tema Euro2024: “La sconfitta contro la Svizzera? Ho capito di aver caricato i ragazzi di troppe responsabilità, ho esagerato nella pressione. Li ho messi al cospetto, forse con troppa forza, della storia dei campioni e delle squadre che avevano portato gioia all’intero Paese. E così i giocatori hanno perso leggerezza. Ho sbagliato io, me ne sono assunto la responsabilità, per tutti”.

E sui prossimi Mondiali: “Siamo tutti consapevoli dell’importanza delle qualificazioni. Ci è capitato un girone con una nazionale forte come la Norvegia ma io ho fiducia nei miei ragazzi. Siamo una squadra forte e abbiamo voglia”.

Infine, il toccante ricordo di Luca Vialli: “Vorrei poter cenare con lui. Grande giocatore e grande persona. Basta vedere come ha affrontato il male. Ci ho giocato contro solo una volta, in un Sampdoria -Spezia. Era forte. Mi diede due brandate pesanti, ma poi mi aiutò subito a rialzarmi. Ecco, il suo modo di vivere, e di morire, ci aiuta a rialzarci, sempre”.