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Spal, Pepito Rossi: “Tacopina mi voleva ai tempi del Venezia. Ad oggi il calcio è la mia unica soluzione”

Riparte da Ferrara il viaggio di Giuseppe Rossi. Per andare allo stadio dal centro a piedi ci si mettono circa venti minuti, in bicicletta ancora meno. Lo stessa distanza che separa Teaneck, luogo di nascita di Pepito, e il centro di New York, da dove viene il presidente Tacopina che l’ha voluto fortemente per la sua nuova Spal.

“Siamo sempre rimasti in contatto”

Entrambi del New Jersey, si sono conosciuti qualche anno fa, come ci ha raccontato lo stesso Rossi ai microfoni di gianlucadimarzio.com: “Il primo incontro è stato 5 anni fa quando era presidente del Venezia. Mi voleva ma non era ancora il momento giusto però ci siamo sempre tenuti in contatto e quando ha preso la Spal è nata questa cosa“.

Le paure, i giovani della Spal e Clotet

Mi ha detto Giuseppe ti vogliamo… non ci ho pensato due volte“. D’altronde, anche nella conferenza stampa di presentazione, dopo l’esordio con la maglia della Spal a 1280 giorni dall’ultima presenza in Italia (in Serie A con il Genoa) ha detto di aver quasi paura di un piano B oltre al pallone. Certo, è diventato papà (il pianto della piccola Liana Sophia ci ha fatto capire che fosse arrivato in sala stampa), ha aperto un ristorante ed è stato anche conduttore in un programma calcistico negli USA ma, citando a metà il nuovo album di Marracash, forse il calcio è l’unica soluzione: “Sì, adesso lo è. Sono qui e darò il meglio di me stesso. Sono sempre a disposizione per dare una mano ai giovani che ci sono e con Clotet mi trovo bene perchè ho già avuto allenatori spagnoli con una mentalità del genere: tanto giro pallo e meticolso sui movimenti. Son cresciuto così quindi è bello avere questa mentalità“.

I tifosi credono in lui, e c’è chi lo avrebbe visto perfettamente nell’attacco del ct Roberto Mancini, soprattuttto in questo momento. Pepito è sempre stato un diamante grezzo e a 34 anni, dopo una carriera sfortunata, Ferrara, città delle biciclette, può essere la città per ritrovarsi e provare quello che “un calciatore deve sentire“.

La cena da offrire a Tacopina e la bicicletta

Prima a poi offirà una cena con qualche specialità ferrarese a Tacopina nel suo ristorante Piazza 22 a New York: dal centro della “Grande Mela” dista solo venti minuti, gli stessi che ci metterebbe per andare allo stadio su due ruote. Ora la parola passa al campo e magari un giorno andrà alla Spal (così dicono da quelle parti invece di usare la parola stadio) in bicicletta come i suoi tifosi: “Per ora, c’è già pieno“. Ma dai grattacieli degli Stati Uniti alle vie strette dell’Emilia-Romagna è un attimo

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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