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Juve, la partita della gioventù: Gozzi e i suoi fratelli

“Paolo tu seguimi e gioca come sai”. Devono essere state più o meno queste le parole che Barzagli ha riservato a Gozzi poco prima di uscire dal tunnel che porta al campo. Non lo sapremo mai con certezza, ma è facile immaginarlo. Classe 1981 e classe 2001, 20 anni di differenza in pochi metri. Ci sono loro in difesa nella Juventus. Il vecchio e il bambino. Quando Paolo muove i primi passi in questo mondo, Andrea gioca già in serie A con Chievo e Palermo. Ma oggi la differenza d’età non conta. Sono l’uno accanto all’altro, per uno scudetto solo rimandato.

Il numero 15 della Juve sollecita sin dai primi minuti i suoi compagni ad aprire il gioco su Paolo. Nello sguardo del ragazzo che tra pochi giorni diventerà maggiorenne non trapela alcuna paura. Sbaglia un lancio e Andrea è il primo ad applaudirlo: “Non è successo niente. Ci sono io con te, continua così”. E’ con questa tranquillità che gioca il numero 43, al suo esordio in Serie A. Anche Spinazzola gli sta vicino durante tutto il riscaldamento, quasi fosse suo fratello maggiore. Gli da le ultime istruzioni prima dell’inizio e lui ascolta in religioso silenzio annuendo ogni tanto: “Paolo appena hai la palla apri su di me. Io ti sto sempre vicino”. E così è. Dalla tribuna alcuni tifosi sollecitano i giocatori di Semplici a puntarlo continuamente: “Manu vai sul 43 che è quello della Primavera”, si sente urlare a Lazzari. Ma Paolo tiene e non si fa quasi mai saltare. Quando prende palla lo stadio rumoreggia speranzoso che possa sbagliare e regalare il contropiede alla Spal. Niente da fare. 

Barzagli lascia il campo, Gozzi gioca fino alla fine. E’ la partita dei giovani. Kastanos parte titolare a centrocampo ma fatica a entrare nel vivo di gioco. La sua faccia è sofferente, vorrebbe fare di più, lui che è il primo cipriota della storia della Serie A. Allegri gli da spesso indicazioni sulla posizione. Nel secondo tempo viene sostituito. Entra Bernardeschi o Khedira? Macchè. Spazio a Nicolussi, altro Primavera nato nel 2000. Durante la staffetta tra Kean e Mavididi qualcuno si domanda chi sia il più giovane dei due, per poi scoprire con stupore che Kean, nonostante l’esperienza, abbia quasi due anni in meno dell’inglese.

Allegri ha preparato così la partita. E non se ne pente, nonostante il risultato: “Credetemi abbiamo fatto meglio con questi giocatori piuttosto che se avessimo giocato con quelli che ho lasciato a casa”, ribadisce con orgoglio in conferenza stampa. Niente drammi: “Sono contento dei debuttanti, abbiamo preso due gol di inesperienza. Gozzi e Nicolussi hanno giocato una partita di personalità. Dobbiamo dargli il tempo di crescere”. Questa partita doveva essere quella dello scudetto. Sarà ricordata come la gara in cui la gioventù bianconera ha fatto l’esame di maturità. Forse è ancora presto, ma un giorno questa sconfitta sarà utile. Per essere ancora protagonisti, con volti nuovi.

Riccardo Despali

Redazione

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