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SPAL, De Rossi: “Fare l’allenatore è complicato ma con le persone giuste non ho paura di nulla”

Le prime parole di De Rossi come allenatore della SPAL in conferenza stampa: “Ho incontrato un’umanità incredibile a Ferrara. Ho 30 anni di carriera ma comunque ho avuto un po’ di paura: entrare in uno spogliatoio nuovo fa sempre un certo effetto. Tacopina mi parlava di lavorare come allenatore con lui quando giocavo, spero di ripagare questa fiducia. E’ come quando passi dalle elementari alle medie, cambi edificio, amici e speri che ti stiano simpatici. Mio padre fa questo lavoro da tutta la vita. So che fare l’allenatore è complicato, in corsa ancora di più, ma con le persone giuste non mi mette paura nulla”. 

 

Negli ultimi tempi ho guardato molta Serie B, notavo stadi con tifosi poco caldi mentre questi della SPAL erano indemoniati. Giocare per qualcuno che non dorme la notte per il risultato mi carica. La categoria non mi interessava molto, mi serviva gente seria alle spalle. Un centro sportivo così ti fa venire voglia di rimanere anche 6-7 ore al campo, nemmeno in Serie A alcuni sono così. Intensità, serietà e coraggio sono le basi, non chiudo l’occhio due volte in allenamento. Non devo trovare un altro De Rossi o scimmiottare un altro giocatore, devo trovare qualcosa di originale e fruttuoso. Non mi piace chi ha bisogno di determinati giocatori: l’allenatore bravo deve far viaggiare bene i propri cavalli al massimo schierandoli al meglio. Giacca o felpa in panchina? Giacca e cravatta mai. Prometto di non fare promesse, serve testa, cuore e corpo in questa squadra. I tifosi così innamorati ci danno una motivazione in più”.

Esposito? Ho “una malattia professionale” per i mediani così, lo avrei voluto come primo giocatore in qualunque club fossi andato, ma tutti partono alla pari e molti che non conoscevo mi hanno sorpreso. Ho ricevuto tantissimi messaggi dopo la notizia. Ho avuto alcune proposte ma dopo tanti ringraziamenti ho preferito dire no”.

Pepito? Non parlo di mercato ma sia io che i suoi compagni lo riaccoglierebbero subito. Ci penserà la società. Tanti campioni del Mondo? Adagiarsi sul fatto che sono stato un calciatore importante non mi aiuterà”

 

  • Parola poi al ds Fabio Lupo: “L’arrivo di De Rossi significa anche che c’è stato un esonero, bisogna tenerne conto. Vuol dire che qualocosa non è andato e dobbiamo assumerci tutti le responsabilità. Dobbiamo mettere in condizione Daniele di lavorare bene. Lui è la persona giusta al momento giusto perchè quando abbiamo parlato di calcio, ha mostrato competenza e insieme al suo entusiasmo è la miglior medicina per questa SPAL”.

 

  • Apertura riservata al presidente Tacopina: ” In 13 anni di carriera non sono stato mai così contento di presentarvi un allenatore. E’ un amico per questo sono sicuro e convinto di questa scelta. L’ho sempre stimato, dai tempi di Roma, come calciatore e come uomo. Ho sempre detto che prima o poi sarebbe stato un allenatore di uno dei mie club. Possiede un’innata leadership e una fame di vittoria e arricchimento, il fatto che oggi sia qui con noi mi riempie di felicità ed orgoglio. Penso sia la persona giusta per dove vogliamo far arrivare la squadra, dobbiamo stare più in alto possibile e ne abbiamo le potenzialità”.

 

 

Dopo l’ufficialità arrivata ieri, Daniele De Rossi è stato protagonista di un’altra giornata a Ferrara.

 

Conferenza De Rossi: l’orario

L’ex calciatore della Roma, alla sua prima esperienza da allenatore, è stato presentato a tifosi e giornalisti alle 17 allo stadio Paolo Mazza.

 

La Spal si trova attualmente al quattordicesimo posto con nove punti in classifica. Il club emiliano è reduce però da un periodo negativo, con due sconfitte consecutive per 2-0 e un pareggio nelle ultime tre gare disputate. Per questo motivo il club ha voluto dare una svolta con l’esonero di Venturato e l’arrivo di Daniele De Rossi, ex calciatore della Roma alla sua prima esperienza in panchina.

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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