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Ripresa-Serie A, Spadafora: “Servono maggiori certezze”

Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, ha parlato questa mattina in Senato: dalla ripresa della Serie A ai protocolli per ricominciare gli allenamenti di squadra, ecco di seguito le sue dichiarazioni.

“Ho tenuto contatti, già da prima del lockdown, con il CONI e con tutte le federazioni che a noi – come Governo – potessero aiutarci a prendere atto di cosa stesse succedendo nel nostro Paese. Sono stato in contatto con i Ministri dello Sport degli altri stati europei, per cercare di adottare una linea comune. Fermarsi era necessario, tutti lo ritenevano giusto: il rinvio delle Olimpiadi lo dimostra. In Italia abbiamo rinunciato al Giro d’Italia, a EURO2020 e tanto altro. La linea del governo è stata sempre una lindea di prudenza e di tutela della salute"

IL PROTOCOLLO DELLA FIGC E LA RIPRESA DELLA SERIE A

"Abbiamo permesso nuovamente l’attività fisica all’aperto, così come gli allenamenti individuali degli atleti professionisti. In queste settimane abbiamo lavorato senza sosta per dare risposta a tutto il mondo dello sport, anche se l’attenzione si è concentrata negli ultimi giorni sul tema del calcio: sono consapevole della passione che muove questo settore, che rappresenta anche un’industria fondamentale per il nostro Paese"

"Ho pero’ trovato eccessivo l’inasprimento del dibattito mediatico: l’altro ieri sono arrivate le valutazioni del CTS sul protocollo proposto dalla FIGC per la ripresa degli allenamenti di squadra (QUI LA RISPOSTA DEL CTS). E, onestamente, non riesco a spiegarmi le perplessità che, in molti, la risposta del CTS ha suscitato".

AL PRIMO CONTAGIO, TUTTO IL CLUB IN QUARANTENA: LA SPIEGAZIONE

"Se il campionato riprenderà, sarà per via di un’ordinata successione di lavori e di protocolli, elaborati per garantire la sicurezza di chiunque lavori in questo settore. Che il quadro generale non consentisse fughe in avanti era oggettivo: tutti gli altri paesi si stanno comportando come noi e hanno rinviato questa decisione ad un momento di maggiori certezze, legate chiaramente all’andamento delle curva dei contagi. Perché se una cassiera è positiva non si chiude il negozio mentre se si ammala un calciatore tutto il club va in quarantena? Nel calcio ci si tocca, si suda, si ha contatto fisico: nel supermercato non è invece necessario".

Redazione

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